martedì 9 ottobre 2007

Piano di Governo del Territorio e partecipazione

Il 6 ottobre del 2006 iniziava a San Felice l’avventura della Partecipazione verso il nuovo Piano di Governo del Territorio (PGT).
Ieri sera ho avuto occasione di ripensare a quelle belle serate, difficili da portare avanti ma sicuramente un’esperienza forte e positiva per chi, come me, nella partecipazione ci crede veramente.
Abbiamo parlato di PGT, e di partecipazione, con l’arch.Cicognetti, grazie ad un’iniziativa voluta e portata avanti dall’Associazione Culturale Giovani, che ha organizzato un corso di formazione ed aggiornamento per amministratori comunali e cittadini.
Più di settanta persone erano presenti, a manifestare ancora una volta la voglia di essere parte attiva, preparata ed informata, del processo decisionale.
Il tema di ieri sera riguardava il Governo del territorio, dal PRG al PGT.
E per me, come dicevo, è stato come tornare indietro di un anno, all’ottobre del 2006, quando con la gente di San Felice ci si era chiesti: Quale sviluppo per San Felice del Benaco?
Questo il calendario degli incontri


Erano emerse riflessioni interessanti, su cui mi piacerebbe nei prossimi giorni riflettere, perché non ci si dimentichi le cose che sono state dette.

L’architetto Cicognetti, parlando dell’importanza della partecipazione nel processo verso il PGT, ha sottolineato un fatto che condivido appieno: bisogna però crederci, perché la gente capisce subito se gli amministratori credono veramente nella partecipazione o la vivono come un fastidio.

lunedì 8 ottobre 2007

La storia infinita

Non mi riferisco alla storia di Michael Ende ambientata nel mondo della fantasia, ma ad una storia reale, ambientata a Portese, che sembra proprio non avere fine…
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A metà degli anni Novanta a Portese viene realizzato un nuovo insediamento residenziale: 26 alloggi di edilizia economico-popolare costruiti dalla Cooperativa bresciana La Famiglia.
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Il progetto urbanistico prevede, oltre agli alloggi, alla strada e ai parcheggi, la realizzazione di un’area verde. Come previsto per legge, l’area viene ceduta come standard urbanistico al comune Non è ben chiaro se sia compito della cooperativa o del comune trasformare quest’area incolta in qualcosa che possa essere veramente definito area verde.
La cosa certa è che quel prato è stato pagato (e non poco) dai soci della cooperativa che hanno acquistato gli alloggi.
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All’inizio del 1997 le case sono quasi tutte abitate, come pure il condominio dell’ALER che si trova nello stesso insediamento (altri 10 appartamenti), ma dell’area verde attrezzata nessuna traccia.
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Nel giugno 1999, durante la campagna elettorale per le amministrative, il candidato Sindaco Ambrogio Florioli promette che sistemerà l’area verde, con i soldi che il comune ricaverà dagli oneri derivanti dalla costruzione di due ville adiacenti all’area verde.
Con lui, durante l’assemblea di presentazione della lista, c’erano Gianluigi Marsiletti (attuale sindaco), Paola Cavedaghi (attuale presidente del consiglio, dopo essere stata dal 1999 consigliere con delega al bilancio), Elena Lombardi (attuale vicesindaco), Cristina Berlendis (attuale leader della minoranza Vivere San Felice ecc. ecc.)… tutti eletti alle amministrative del 1999 (come pure nel 2004).
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Nel 2004 si torna alle elezioni senza che nulla sia cambiato per l’area incolta di Via Benaco.
Anzi, il tema diventa cavallo di battaglia delle liste: c'è chi (ri)promette di trasformarla in parco, c’è chi promette ai confinanti di spezzettarla e venderla. Con quel che vale il terreno a San Felice, questa è sicuramente una bella merce di scambio.. val bene qualche voto.
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Nel frattempo la gente comune che abita le case della cooperativa non sta zitta: si raccolgono firme, ci si mette la faccia per andare e riandare a parlare con il sindaco.
E intanto nascono un sacco di bambini. Ma proprio tanti. E quelli che erano arrivati nelle nuove case continuano a crescere.
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Alla fine del 2004, quando viene predisposto il piano triennale delle opere pubbliche, viene prevista per il 2005 la realizzazione del parco.
Ma poi i soldi non ci sono e nel 2005 non se ne fa nulla.
Alla fine del 2005 l’opera viene riproposta per l’anno successivo.
Finalmente nell’estate del 2006 l’amministrazione predispone il bando per l’assegnazione dei lavori, con scadenza settembre 2006.
Ma i lavori non partono. Non c’è la copertura finanziaria, mi si dice.
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Pochi giorni prima del 25 aprile 2007 iniziano i lavori!
Grandi e piccini vanno in pellegrinaggio a vedere le ruspe. Non ci si poteva credere!
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Dopo un mesetto l’ennesima delusione: realizzate le opere di muratura (i parcheggi, la rotatoria in corrispondenza di via dei Roseti, la pista ciclabile e l’area “recintata” in cui sono previsti i giochi per i bambini) tutto si ferma. Il resto rimane area ancora più incolta di prima.
Ma come?
È si, mica si poteva far realizzare l’opera per intero alla ditta che si era aggiudicata l’appalto. Sarebbe costato troppo.
Il resto lo faranno gli operai del comune, ma quando avranno tempo.
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All’inizio di questa settimana (siamo ad ottobre del 2007!) a quanto pare hanno avuto tempo: sono venuti a sistemare il resto del prato.
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Adesso, quanto tempo ancora dovremo aspettare per vedere la palizzata, uno scivolo, due panchine e gli attrezzi del percorso vita previsti dal progetto?
Girano già le voci che le panchine possiamo scordarcele, perché poi magari qualcuno si siede a chiacchierare e non sia mai! Poi chissà cosa si dicono.
Intanto l’area recintata destinata ai più piccoli (che continuano a nascere in via Il fante d’Italia e quindi si potranno prima o poi godere il nostro parco!) viene utilizzata come cacatoio per chi accompagna i cani a passeggiare ( e non solo). È così bella, recintata, cosa vuoi di piu?
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Sicuramente non possiamo pretendere di più da un comune piccolo, con scarse risorse e per di più turistico, che quindi si deve far carico di soddisfare i suoi “ospiti” prima dei suoi cittadini.


venerdì 5 ottobre 2007

Questioni di casa nostra…

Il 13 settembre 2007 in Consiglio comunale a San Felice del Benaco è stata presentata una mozione da parte di una minoranza per chiedere l’istituzione di una commissione consigliare che si occupi di bilancio, constata l’incapacità da parte della maggioranza di fare un bilancio degno di questo nome.
La maggioranza unanime ha votato a favore dell’istituzione della commissione (come pure i consiglieri di minoranza). L’unico voto contrario è stato il mio.
Il 27 settembre il Consiglio comunale ha votato per la composizione della commissione.
Io ero assente giustificata perché impegnata all’estero per lavoro.
L’assessore Zuin in questi giorni scrive sul suo blog:
"Il consigliere Tiboni ha votato contro la formazione della commissione bilancio in quanto ritiene che la composizione del bilancio debba essere esclusivo compito della maggioranza.
Ha parlato poi di Bilancio partecipato. Da una parte si afferma che il bilancio deve essere fatto dalla maggioranza, dall’altra si chiede sia fatto dalle assemblee pubbliche del bilancio partecipato".

E mi accusa di non avere le idee chiare.

Riporto qui il testo del mio intervento; intervento che è stato letto in consiglio e dato poi al segretario perché lo mettesse a verbale, e quindi non ho detto niente di diverso rispetto a quanto scritto qui:


In relazione alla mozione presentata dalla minoranza Vivere San Felice, Portese e Cisano, sebbene io condivida l’analisi fatta circa l’incapacità da parte di questa amministrazione di fondare la gestione del bilancio comunale su una progettualità (aspetto questo che ho evidenziato in sede di discussione del bilancio consuntivo 2006), sono tuttavia contraria rispetto alla richiesta di nominare una commissione consiliare che abbia il compito di fare ciò che ci si auspicherebbe debba fare un’amministrazione comunale, ovvero analizzare ogni aspetto del bilancio, verificare entrate e uscite, elaborare un bilancio degno di questo nome.
Ritengo invece che sarebbe da perseguire la strada, ormai intrapresa da un numero sempre maggiore di comuni virtuosi, di un Bilancio Partecipativo.
Il Bilancio Partecipativo o partecipato è una forma di partecipazione diretta dei cittadini alla vita della propria città (si parla in questo caso di democrazia diretta).
Nel corso di riunioni pubbliche la popolazione è invitata a precisare i suoi bisogni e a stabilire delle priorità in vari campi o settori (ambiente, educazione, salute...).
A questo si aggiunge una partecipazione complementare organizzata su base tematica attraverso il coinvolgimento di categorie professionali o lavorative (imprenditori, commercianti, studenti..).
Ciò permette di avere una visione più completa di una comunità, anche attraverso il coinvolgimento dei settori produttivi, ma in primis attraverso il coinvolgimento dei cittadini.
L’amministrazione deve essere presente a tutte le riunioni, fornendo le informazioni tecniche, legali, finanziarie e per fare delle proposte, senza però influenzare le decisioni dei partecipanti alle riunioni.
Da questi incontri dovrebbero emergere delle priorità, di cui l’amministrazione dovrebbe tener conto nella stesura del bilancio.
Nel corso dell'anno, attraverso apposite riunioni la cittadinanza, valuta la realizzazione dei lavori e dei servizi decisi nel bilancio partecipativo dell'anno precedente.
Di solito le amministrazioni comunali, visti anche i vincoli di bilancio cui sono tenuti per legge, riconoscono alle proposte avanzate dai gruppi di cittadini la possibilità di incidere su una certa percentuale del Bilancio comunale.
Nelle prime esperienze di bilancio partecipativo si è partiti dal 10% del bilancio comunale, fino ad arrivare, lentamente, al 25%.
La buona riuscita di questo strumento necessita evidentemente di una certa stabilità politico-amministrativa e soprattutto di una volontà di coinvolgimento che va ben oltre gli attori politici.

Ovviamente è un processo questo che andrebbe avviato immediatamente, anzi avrebbe dovuto essere avviato all’inizio dell’anno.
Ma per un’amministrazione che è abituata a prendere in mano il bilancio nel mese di dicembre ritengo che partire oggi con un percorso di bilancio partecipativo nel mese di settembre sarebbe comunque un cambiamento epocale.

Ho sottolineato nel testo alcuni concetti chiave su cui invito a riflettere.

“ci si auspicherebbe” : l’uso del condizionale è d’obbligo; noi tutti, credo, ci auspicheremmo che fosse l’amministrazione comunale a fare un bilancio degno di tale nome; io non ho affatto detto che il bilancio deve essere fatto dalla maggioranza.

“Bilancio partecipativo”: so bene che è allergico l’assessore Zuin alla partecipazione, molto di più lo è il resto della maggioranza. Ma io alla partecipazione credo fermamente e ho fatto tutto il possibile per metterla in atto, ottenendo grandi soddisfazioni in termini di partecipazione dei nostri concittadini agli incontri che ho organizzato.

“Cambiamento epocale”: abbiamo proprio bisogno di cambiare, e non è certo una commissione con dentro nomi stantii come quelli del consigliere Maruelli (aveva poco più di trent’anni quando ha cominciato ad occuparsi del “bene” di San Felice…) o della consigliere Cavedaghi (che si occupa del nostro bilancio comunale da più di 7 anni).

Per rispondere all’assessore Zuin, che mi accusa di avere confusione in testa, quando mai io ho detto che il bilancio deve essere di esclusivo compito della maggioranza?
Ho solo detto che a mio parere una commissione consiliare non avrebbe spostato di una virgola il problema.

Mi sembra più un "vogliamoci tutti bene e facciamo vedere al consigliere Tiboni, che è così cattiva con tutti noi, come siamo bravi a lavorare insieme..."
Se veramente vogliamo cambiare, dobbiamo sentire il parere della gente, ma non a cose fatte, quando tutto è ormai deciso, solo per avere il beneplacito dai sostenitori che vengono chiamati a raccolta.
Ma da parte di un’amministrazione che non crede neppure nella comunicazione e nell’informazione ai cittadini, come pretendere che si faccia il salto verso la partecipazione?

Almeno tu, assessore Zuin, piantala di scrivere cose non corrette sul tuo blog, come hai fatto in questo caso dandomi della confusa.
È vero che i nostri post ce li leggiamo solo tra di noi…. ma almeno cerchiamo di essere corretti.
Io ho le idee ben chiare al riguardo, come si può vedere anche leggendo qui http://cambiamoinsieme.blogspot.com/2007/08/quali-compiti-per-un-consiglio-comunale.html.

lunedì 1 ottobre 2007

Perché non ho aderito a Puliamo il Mondo

Il 30 settembre 2007 anche a San Felice del Benaco, come nel resto del nostro Paese, è stata organizzata l’iniziativa Puliamo il mondo, la più grande manfestazione di volontariato ambientale nel mondo, organizzata in Italia da Legambiente.
Il merito è di Mauro Uberti, con cui tante volte abbiamo discusso dell’importanza di prenderci cura del nostro territorio, di sentirlo nostro per poterlo lasciare ai nostri figli almeno nello stato in cui noi abbiamo avuto la possibilità di goderlo. Solo per questo valeva la pena di esserci…
Ma non me la sono sentita di partecipare a questa iniziativa, che prevedeva la pulizia della spiaggia del Porto di Portese. A tale decisione sono giunta dopo che ho ricevuto la locandina, con tanto di logo del comune di San Felice del Benaco.
Certe volte mi chiedo se i nostri amministratori mettano un po’ di cervello in ciò che fanno o se invece si facciano travolgere dagli eventi.
Sarei più per la seconda.
Comunque, tornando al nocciolo della questione, come potevo partecipare a questa iniziativa dopo quello che avevo detto in consiglio comunale pochi giorni prima?
Si stava parlando di piano per il diritto allo studio ed io nel mio intervento ho parlato di scuolabus, ma anche di spiagge….

Per chi fosse interessato riporto qui il testo del mio intervento

Con riferimento alla proposta di Piano per il diritto allo studio per l’anno scolastico 2007/2008, vorrei innanzitutto evidenziare l’importanza, in termini anche economici che tale documento ha, avendo praticamente raggiunto quota 300.000 €, con un incremento del 3,5% rispetto allo scorso anno.
Io credo si sia tutti concordi nel riconoscere il ruolo strategico, per la nostra comunità, che assume il destinare risorse alla formazione dei bambini e dei ragazzi.
Ed è per questo che io credo che proprio l’aspetto quantitativo meriti di essere affrontato, ricollegandoci all’argomento già affrontato al punto n.2 dell’OdG di questo consiglio, quando si è parlato di bilancio.

In questo piano per il diritto allo studio rientra il servizio comunale di trasporto alunni, per una previsione di 48.480 €.
A tale spesa si devono a mio avviso aggiungere le previsioni di 2.000 € per uscite didattiche della scuola primaria e 2.000€ per uscite didattiche della scuola secondaria.
Ma io aggiungerei pure la spesa da sostenersi per il trasporto dei bambini che frequentano il centro estivo, che per questo anno è ammontata a 5.100€ circa.
Quindi il nostro comune si trova a spendere (nell’arco temporale di un anno scolastico e comprendendo anche il periodo estivo del Grest) una cifra complessiva di 57.580 €, che in minima parte è coperta dalla quota annua pagata dalle famiglie.
A fronte di tale esborso, il numero degli alunni e dunque delle famiglie che usufruiscono di tale servizio è bassissimo (nell’anno scolastico 2006/2007 gli alunni iscritti erano poco più di 40), con un onere a loro carico peraltro non così basso (può arrivare a poco meno di 400€ per una famiglia con due figli nel terzo scaglione di reddito).
Di contro, il nostro comune è assolutamente privo di un mezzo di trasporto pubblico che perlomeno colleghi tra di loro le frazioni e colleghi le frazioni con i comuni limitrofi (in particolare Salò). Un servizio che, se esistesse e funzionasse magari nelle ore in cui non è occupato per il trasporto alunni, sarebbe una risorsa preziosissima soprattutto per gli anziani e per coloro che non hanno la possibilità di muoversi con il mezzo privato.
E ancora, nel periodo estivo questo servizio potrebbe effettuare il collegamento tra le frazioni e i campeggi, che in tale stagione diventano essi stessi delle grandi frazioni. Questo potrebbe essere un modo per fa sì che il turismo a San Felice non comporti solo impatti negativi in termini di pressione derivante dalle elevate presenze turistiche, per far si che i turisti escano dai campeggi e “vivano” il nostro territorio.

So benissimo che mi verrà risposto che già in passato si sono fatti i conti per valutare se appaltare il servizio all’esterno o acquistare un mezzo e gestire il servizio internamente al comune.
So bene che mi verrà detto che dai vostri conti (fatti almeno tre anni fa perché io non ne ho mai visti di conti fatti) economicamente non conviene perché, oltre all’acquisto del mezzo idoneo, servirebbe assumere 2 persone che coprano i diversi turni nel rispetto dei contratti sindacali.
Io chiedo che i conti vengano fatti nuovamente, E vengano fatti bene, perché due persone in più sicuramente graverebbero sul nostro bilancio, ma ci permetterebbero di avere un servizio ben più ampio rispetto a quello attuale.
E poi i conti, ripeto, non vanno fatti solo considerando i 48.480 € specifici per il trasporto, ma anche le altre voci di spesa, in quanto, se ben pianificate, anche le uscite didattiche e le uscite del Grest potrebbero utilizzare l’ipotetico mezzo di trasporto comunale.

Mi piacerebbe inoltre capire se, ipoteticamente, le due persone che dovessero essere assunte per svolgere il servizio di trasporto, potrebbero in alcune ore del giorno o in alcuni giorni dell’anno svolgere anche altre funzioni connesse evidentemente con le attività comunali.
Mi riferisco in particolare alla gestione delle aree verdi e alla pulizia delle spiagge.
Se così fosse, nel bilancio andrebbero aggiunte anche spese che il comune sostiene per queste voci di spesa (per inciso mi è stato risposto che la cosa sarebbe ovviamente fattibile).
Per esempio, si potrebbe risparmiare la cifra di 5.500€ che abbiamo speso nel 2007 per la pulizia di alcune (poche a dire il vero) spiagge.
È si perché a fronte della manifestata volontà da parte della Società Polisportiva San Felice del Benaco di assumere nuovamente l’incarico di manutenzione e pulizia delle spiagge a titolo volontario e gratuito, la giunta comunale ha ritenuto di erogare alla stessa un contributo di 5.500 € (per inciso, lo scorso anno la cifra erogata alla Polisportiva per la pulizia delle spiagge è stata quasi il doppio), agendo sicuramente nello spirito di piena collaborazione e trasparenza che regola il rapporto (ripeto volontario e gratuito) tra i due soggetti.

Se così fosse, si arriverebbe a poter disporre di oltre 63.000 €.
Le nostre risorse verrebbero in questo modo spese meglio e otterremmo sicuramente un innalzamento del livello di qualità per chi vive e lavora a San Felice.
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Avessero scelto qualsiasi altro luogo da pulire... ma proprio le spiagge!
Mi sembrava una presa per i fondelli andare a pulire una spiaggia dopo aver sborsato, come cittadini, 5.500€ che sono finiti nelle tasche della Polisportiva che si è offerta di farlo "gratuitamente".

Una Polisportiva che si mette ad organizzare i corsi di cucina forse perchè non sa come spendere tutti i soldi che l'amministrazione gli dà... a fronte del fatto che gli anziani si devono pagare il corso di ginnastica e pure la palestra, che è del comune e quindi NOSTRA!
Anche lo spendere bene i NOSTRI soldi è parte integrante del concetto di sostenibilità.-
Un'informazione che può essere utile a tutti: dal 2007 sarà possibile detrarre dalla denuncia dei redditi le spese sostenute per attività sportive.
Quindi, chiediamo la ricevuta quando paghiamo i corsi!

lunedì 24 settembre 2007

E ora organizziamo insieme la grande festa del 14 ottobre!

Questa mattina a Brescia abbiamo presentato alla stampa le liste nazionali e regionali di sostegno a Rosy Bindi, nella nostra provincia, per le primarie del 14 ottobre.
Una cosa in particolare mi è piaciuta, tra le tante dette questa mattina dagli amici con cui ho condiviso questa avventura verso la nascita del Partito Democratico: il 14 ottobre dovrà essere un giorno di festa per tutti coloro che sperano nella nascita di qualcosa di nuovo.
Io credo che il lavoro fatto per arrivare a costruire insieme le liste a sostegno di Rosy Bindi, faccia ben sperare nel fatto che si sia partiti con il piede giusto.
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I media (alcuni almeno) in questi ultimi tempi continuano ad insistere sul disinteresse da parte della gente comune alla politica, vogliono convincerci del fatto che siamo ormai una specie in via di estinzione, noi che crediamo nell'impegno diretto.
Sembra quasi che vogliano farci sentire "diversi", o, peggio ancora, continuando a porre i riflettori sulle questioni della "casta" e dei privilegi ai politici, subdolamente alimentano la convinzione che l'impegno politico debba necessariamente nascondere "qualche altro interesse".
Non facciamoci scoraggiare da tutto ciò.
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Io sento molto forte il desiderio della gente di esserci, di ascoltare ed essere ascoltati, di essere parte attiva del processo decisionale.
Molti politici sono spaventati da tutto ciò, forse perché hanno paura di perdere il controllo, li spaventa che ci sia gente pensante che possa mettere in discussione “il loro sistema”.
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A Rosy Bindi invece va riconosciuto il merito di aver saputo cogliere questa energia positiva che gira attorno al PD (come l’ha definita un amico che spero tanto da questa energia si faccia ricontagiare).
A noi il compito grande di non deludere la fiducia che Rosy ha riposto in noi, quando ci ha detto: le liste dovete farle voi!
E quindi, dopo il 14 ottobre, quando, come diceva Ciro, stringeremo la mano al vincitore e ci daremo da fare per costruire il Partito Democratico di tutti, non dovremo però dimenticare che grazie a Rosy sarà veramente qualcosa di nuovo.
Nuovo per i modi con cui si sarà arrivati a quello che non è un traguardo, ma un punto di partenza.

sabato 15 settembre 2007

Facciamo rete


Segnalo questo link utilissimo per chi, in provincia di Brescia, ha voglia di sostenere la candidatura di Rosy Bindi alle primarie per il Partito Democratico.

Qualche giorno fa ho sentito un giornalista del Corriere della Sera che espimeva la sua perplessità circa la rete, dicendo che spesso ciò che si legge sui siti o nei blog non è vero.
Invece ciò che leggiamo sui quotidiani è tutto vero, ho pensato...
Io non credo affatto che sulla rete ci siano tante falsità, ci sono al contrario tante opinioni diverse. Le opinioni della gente comune, che non trovano certo spazio sui media lottizzati.
Bisogna avere l'accortezza di prenderle come tali.


venerdì 14 settembre 2007

Perchè sono sempre più convinta che sia importante scegliere Rosy

Vorrei aggiungere un motivo in più al perchè io scelgo Rosy.
In realtà è stato forse il primo motivo che mi ha avvicinata a lei, per cercare di capire quale fosse la sua posizione al riguardo.
Non ne avevo però parlato nel post precedente, pensando che fosse un tema per certi versi personale.
Ma in questi giorni ho maturato la convinzione che sia fondamentale parlare anche di questo.
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Aggiungo un’ultima parola, che però è, a mio parere, uno dei motivi forti che ci deve spingere a votare per Rosy Bindi alle primarie del 14 ottobre 2007.
Questa parola è laicità.
Nel suo manifesto “Per un’Italia più libera, più ricca, più giusta”, Rosy Bindi ha scritto : “Se il Pd è pensato e progettato al servizio del bene del nostro Paese, capace cioè di guidare il rinnovamento della democrazia e superare in una nuova sintesi le vecchie appartenenze, dovrà anche diventare la casa e la scuola di una nuova laicità, il luogo in cui tutti i cittadini possano sentirsi rappresentati, a qualunque fede, etica e cultura appartengano.
Io credo che Rosy Bindi abbia veramente a cuore questo tema. Un tema importante, che non dobbiamo sottovalutare.

Una decina di giorni fa a San Felice del Benaco si è svolta l’assemblea per la costituzione del comitato locale per il partito democratico. Sicuramente un successo per quanto riguarda la partecipazione dei cittadini.
Durante quella serata ad un certo punto un cittadino ha chiesto alle persone che sedevano al tavolo della presidenza di “qualificarsi” dal punto di vista politico.
C’erano Ambrogio Florioli, della Margherita, che è stato sindaco per 15 anni; c’era mio marito, che fa parte del direttivo dei DS della Valtenesi, che ha aggiunto di aver maturato la sua scelta di campo anche grazie all’esperienza vissuta in famiglia, con il padre consigliere comunale del PCI a Salò e per tanti anni presidente della Cooperativa Lavoratori del Garda; c’era inoltre il segretario provinciale dei DS, Franzoni, che ha concluso la sua presentazione dicendo:”Io invece vengo da una famiglia cattolica.”
Vi confesso che mi sono cadute le braccia.
Sentire questa affermazione fatta dal mio segretario provinciale mi ha fatto capire che di strada da fare ne abbiamo tanta, tanta, tanta. E tutta in salita.
Io e David passiamo il nostro sabato pomeriggio in oratorio a fare catechismo insieme alle nostre figlie, perché questo è ciò che il nostro Vescovo ha da qualche anno proposto alle famiglie della nostra diocesi.
Ma queste sono questioni nostre. Sono aspetti che appartengono al nostro essere famiglia.
È un po’ triste pensare che sia ancora così radicata la convinzione che da una parte ci sia la sinistra e dall’altra ci siano i cattolici.
È un po’ triste vedere i nostri amministratori seduti al primo banco delle messe comandate o peggio ancora alle processioni per la Madonna del Carmine, come se fosse una passerella politica dalla quale non puoi mancare.
È anche per questo che io scelgo Rosy, perché sono convinta che a lei veramente stia a cuore la laicità dello stato, non certo a chi fa dell’appartenenza religiosa uno strumento per raccogliere il consenso o, peggio ancora, uno strumento per dividere.

martedì 4 settembre 2007

Perché IO SCELGO ROSY?

Ci sono tanti motivi per i quali ho deciso di sostenere Rosy Bindi alle primarie del prossimo 14 ottobre.
I principali sono questi.


Io scelgo Rosy perché Walter Veltroni mi ha convinta quando ha detto che “La democrazia non è ci riuniamo e parliamo. La democrazia è decisione. Ci riuniamo, sentiamo le ragioni degli uni e degli altri, e poi decidiamo; e decidendo cambiamo la nostra comunità”.
Io scelgo Rosy perché Rosy Bindi mi ha dimostrato nei fatti di credere nella nostra capacità di riunirci, di parlare, di decidere.
Di decidere in primo luogo chi potrà essere il segretario del nascente Partito Democratico e chi potrà far parte della Assemblea costituente.
Se Rosy Bindi non avesse deciso di metterci la faccia e candidarsi per la segreteria, a cosa sarebbero servite le primarie del 14 ottobre?
Senza di lei in che modo avremmo potuto noi tutti vivere la democrazia della decisione?
Senza di lei in che modo, decidendo, avremmo potuto vivere il sogno di cambiare la nostra comunità?

Io scelgo Rosy perché Walter Veltroni mi ha convinta quando ha scritto che “Se c’è una parola che dovrà dominare il processo che condurrà alla nascita del partito democratico e che poi dovrà anche guidarne il cammino, il modo di funzionare e di compiere le sue scelte politiche fondamentali, questa parola è “sintesi”. Sintesi, innanzitutto, tra le diverse culture e tradizioni, tra le diverse identità del centrosinistra, che dovranno incontrarsi e intrecciarsi tra loro fino a “confondersi”. Queste culture, queste identità, saranno giustamente orgogliose di ciò che hanno rappresentato nella storia del Novecento e del nostro paese, e insieme dovranno avere la saggezza di cercare la loro unità più che in un percorso condiviso del passato, in una visione comune del futuro.”
Io scelgo Rosy perché noi cittadini potremo credere che il Partito Democratico sarà veramente sintesi e unità in una visone comune del futuro se non ci sarà la necessità di un “ticket” affinché il segretario abbia accanto qualcuno che “controlli” che anche “l’altra parte” sia rappresentata, perché non ci saranno parti da rappresentare, ma saremo veramente un partito nuovo.
Io scelgo Rosy perché ha il coraggio di dire che il segretario del Partito Democratico dovrà rappresentare tutti, dovrà avere l’ambizione di fare un partito che sia qualcosa di nuovo rispetto ai partiti identitari del secolo scorso.

Io scelgo Rosy perché Walter Veltroni mi ha convinta quando ha scritto che “Il Partito democratico nascerà se avrà, tra le altre, queste caratteristiche, se susciterà interesse e muoverà passioni, se saprà rispondere alle esigenze in questo determinato momento della nostra vicenda nazionale, interpretando le domande, i bisogni e le aspettative degli italiani, assumendo le contraddizioni e le tensioni della società, offrendo loro una sintesi e una prospettiva”.
Io scelgo Rosy perché non è sufficiente scriverle certe cose, bisogna anche metterle in pratica.

Io scelgo Rosy perché quando ascolto Walter Veltroni mi lascio affascinare dalla sua capacità di far sognare, ma poi mi rendo conto che non basta sognare.
E allora scelgo Rosy perché ha dimostrato di essere capace di riavvicinare i cittadini alla politica, di voler restituire alla politica la funzione di guardare al futuro, per cambiare veramente il nostro Paese.

Io scelgo Rosy perché grazie alla sua candidatura ho incontrato gli amici del Comitato Bresciano per Rosy Bindi e lavorando con loro ho capito che non è importante chiedersi cosa il Partito Democratico potrà fare per noi, ma cosa possiamo fare noi per il Partito Democratico.

Io scelgo Rosy perché è una donna.
Io scelgo Rosy perché non chiede di essere votata perché è una donna.
Io scelgo Rosy perché il 14 ottobre potremo scegliere chi sarà il segretario del Partito democratico, e se fosse una donna, sarebbe proprio l’inizio di qualcosa di nuovo.

mercoledì 29 agosto 2007

Pensiamo democratico!

Il 4 settembre 2007 a San Felice del Benaco ci sarà un incontro pubblico per la costituzione del Comitato locale per il Partito Democratico. Un appuntamento che spero possa costituire un punto di partenza importante per la nostra comunità, il punto di partenza di un cammino verso l’avventura del Partito Democratico.
Io ripongo molta fiducia nella nascita del PD, e credo veramente possa essere un momento di svolta. Credo però che tutto dipenderà dalle modalità con cui il PD nascerà, sia localmente che a livello nazionale.
Walter Veltroni, nel libro “Partito democratico. Le parole chiave”, ha scritto un contributo interessante proprio in relazione al percorso che anche a San Felice ci accingiamo a intraprendere.

“Se c’è una parola che dovrà dominare il processo che condurrà alla nascita del partito democratico e che poi dovrà anche guidarne il cammino, il modo di funzionare e di compiere le sue scelte politiche fondamentali, questa parola è “sintesi”. Sintesi, innanzitutto, tra le diverse culture e tradizioni, tra le diverse identità del centrosinistra, che dovranno incontrarsi e intrecciarsi tra loro fino a “confondersi”. Queste culture, queste identità, saranno giustamente orgogliose di ciò che hanno rappresentato nella storia del Novecento e del nostro paese, e insieme dovranno avere la saggezza di cercare la loro unità più che in un percorso condiviso del passato, in una visione comune del futuro.”

Una visione comune del futuro: questo è ciò che mi piacerebbe riuscissimo ad imbastire, insieme, anche a San Felice!
Ed io sono certa che ci riusciremo.
Ho tastato con mano la voglia dei miei concittadini di partecipare. È necessario però che qualcuno crei le condizioni affinché si possa davvero diventare partecipi della vita politica, della vita amministrativa, non solo del nostro comune, ma a tutti i livelli. Le condizioni per tutti, per i giovani soprattutto, per chi non è avvezzo alla politica, anche.

Sempre Veltroni scrive:”Il Partito democratico nascerà se avrà, tra le altre, queste caratteristiche, se susciterà interesse e muoverà passioni, se saprà rispondere alle esigenze in questo determinato momento della nostra vicenda nazionale, interpretando le domande, i bisogni e le aspettative degli italiani, assumendo le contraddizioni e le tensioni della società, offrendo loro una sintesi e una prospettiva”.

Nel mio intervento al Congresso provinciale dei DS, il 31 marzo 2007, io dissi, pensando proprio a Veltroni e alle sue passioni d’oltre oceano:” “Non chiediamoci cosa il Partito Democratico potrà fare per noi, ma cosa possiamo fare noi per il Partito Democratico” (qui trovate il mio intervento completo http://laltrasanfelice.blogspot.com/2007/05/verso-il-partito-democratico-seconda.html).


E proprio perchè io auspico che il Partito democratico sia Partito democratico, davvero!
con Walter Veltroni nel cuore,


Io scelgo Rosy!

Il Comitato Bresciano incontra Rosy Bindi a Bergamo

domenica 26 agosto 2007

Come gocce nell’oceano

Il 26 agosto del 1910 nasceva a Skopje Gonxha Agnes Bojaxhiu, a noi più nota come Madre Teresa di Calcutta.
Era solita dire
“Ciò che faccio e’ solo una goccia nell’oceano. Ma mi piace pensare che l’oceano sarebbe più piccolo, senza quella goccia…”

mercoledì 22 agosto 2007

Tutela dell’ambiente e salvaguardia del territorio

Nelle ultime settimane la stampa locale ha dedicato ampio spazio al tema della tutela e della salvaguardia del nostro territorio, quello del Garda, sottoposto da decenni a forti spinte urbanistiche e speculative che sembrano non avere battute d’arresto. Mi riferisco in particolare agli articoli pubblicati su Bresciaoggi “Sos ambiente. Un’associazione scende in campo” (07.08.2007) e “Lungolago devastato da altro cemento” (15.08.2007).

Nel primo articolo si parla della neonata associazione “Tuteliamo l'ambiente ed il territorio di San Felice del Benaco, Portese e Cisano”, i cui intenti sono assolutamente encomiabili e nei prossimi giorni vorrei tornare sull’argomento, per fare qualche riflessione sul tema dello sviluppo del nostro territorio di San Felice.

Il secondo articolo parla di un documento-denuncia, relativo ad un intervento edilizio a Manerba, in località Dusano. Nello scritto si attribuisce la denuncia al “Parco delle Colline Moreniche” e ai suoi "dirigenti".
Io forse mi sono persa qualche puntata, ma non mi risulta ad oggi essere stato istituito alcun Parco delle Colline Moreniche a livello regionale o locale. Credo quindi che anche in questo caso si faccia riferimento forse ad una associazione per l’istituzione del parco.

Personalmente credo che di tutto abbia bisogno il nostro territorio tranne che dell’ennesimo ente, con tanto di sede e dirigenti da pagare con i soldi dei contribuenti, che vada ad aggiungersi a quelli già preposti ad occuparsi di pianificazione territoriale.

La Provincia ha un ruolo importante nella pianificazione del territorio, e lo esercita attraverso il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Nello specifico, per quanto riguarda l’ambito delle Colline Moreniche del Garda, la Provincia ha fatto un interessante Progetto Strategico, che affronta nella sua complessità le tematiche di luoghi di così elevato pregio.

E accanto alla Provincia vi sono i Comuni.
Ai Comuni la legge di Governo del Territorio della Regione Lombardia (L.12/2005) ha attribuito massima competenza e responsabilità.

Sta dunque ai Comuni decidere come gestire una risorsa tanto pregiata quanto “finita” come il suolo. È si, perché ad un certo punto, anche chi ha adottato la strada della urbanizzazione diffusa e selvaggia, dovrà necessariamente fare i conti con il fatto che i terreni su cui costruire non sono infiniti.

Uno dei principi su cui poggia la legge lombarda è quello della differenziazione: se è vero che ai comuni viene data facoltà di decidere cosa fare del proprio territorio, viene anche data loro la possibilità di fare le scelte che ritengono opportune, che necessariamente porteranno ad una differenziazione tra un comune e l’altro, tra comuni virtuosi e comuni che devastano le proprie risorse.

A noi cittadini (ed elettori) il compito poi di giudicare gli amministratori anche per come hanno governato il nostro territorio.

Certo, la politica della salvaguardia del territorio è difficile da perseguire. E lo affermo non per sentito dire…
Gli interessi in gioco, soprattutto in un territorio tanto pregiato come il nostro, sono enormi. Ed è sicuramente più facile costruirsi il consenso concedendo qua e là la possibilità di edificare, a discapito della qualità dell’ambiente in cui viviamo.

Sarebbe più semplice avere un ente superiore al quale attribuire la responsabilità di aver cassato un progetto, di aver saputo dire “No, lì non si costruisce”. Per certi versi questo era il ruolo rivestito in passato dalla Regione.

Ma oggi non è più così.
Sono gli amministratori comunali che devono avere il coraggio delle proprie scelte.

lunedì 13 agosto 2007

Amministrazione pubblica

Mi capita frequentemente di leggere il blog di Beppe Grillo, trovandovi spesso degli spunti di riflessione interessanti e posizioni assolutamente condivisibili.

Nei giorni scorsi, a proposito de “L’oro di Prodi”, Beppe Grillo ad un certo punto scriveva:

"Chi non paga le tasse non fa più peccato, lo dice Famiglia Cristiana. Dipende quanto paga e per fare cosa. Messa così è un’istigazione, peraltro corretta, all’evasione".

La cosa mi ha incuriosito e ho cercato di andare alla fonte per capire cosa realmente padre Muraro avesse scritto.
In un articolo pubblicato su
http://www.corriere.it/ (che commenta quanto riportato su Famiglia Cristiana) si legge:

«Caro Prodi – scrive padre Giorgio Muraro – siamo tenuti a pagare per mantenere in vita tutte queste realtà parassitarie e per favorire il ladrocinio che distoglie i beni che dovrebbero servire il bene pubblico e permettere che si disperda in mille rivoli a beneficio di pochi?» La nota di padre Muraro viene pubblicata a una settimana dall'intervista in cui il presidente del Consiglio lamentava, sempre sul settimanale dei paolini, lo scarso impegno dei preti nel sollecitare nelle omelie i cattolici a fare il loro dovere di contribuenti. «La Chiesa – rimarca padre Muraro – deve ricordare ai cittadini il dovere morale di pagare le tasse. Ma deve ricordare anche agli amministratori il dovere di amministrare il fisco in funzione del bene della gente».
«La Chiesa - commenta Famiglia Cristiana - se da una parte sa che le tasse devono essere pagate, dall'altra ha molte perplessità sul modo in cui sono gestite». «I mass media - osserva il periodico dei paolini diffuso in tutte le parrocchie italiane - ci parlano continuamente e in modo impietoso dei privilegi dei politici, dei costi della politica, molti dei quali non vengono nemmeno resi pubblici. Delle cattedrali nel deserto costate milioni e inutilizzate, di pizzi che si devono pagare ai partiti o al partito del malaffare per le opere pubbliche che fanno lievitare paurosamente i preventivi, gli enti inutili che continuano a vivere, e la creazione di nuovi enti, le assunzioni clientelari, la protezione scandalosa di fannulloni. Le enormi spese militari».

A me francamente non pare assolutamente un invito a noi contribuenti a non pagare le tasse. Tutt’altro.
Mi pare invece un invito esplicito agli amministratori pubblici, a tutti i livelli, ad amministrare il fisco in funzione del bene della gente.

Se avete voglia, leggete qui e fatevi una vostra idea...


http://cambiamoinsieme.blogspot.com/2007/08/quali-compiti-per-un-consiglio-comunale.html

http://laltrasanfelice.blogspot.com/2007/07/chi-cerca-trova.html

venerdì 10 agosto 2007

A cosa serve il Piano Urbano del Traffico?

Il 13 dicembre 2005 organizzai una serata di confronto con la popolazione di San Felice del Benaco sul tema “Il Piano Urbano del Traffico: presentazione dei risultati delle indagini e individuazione delle criticità”.

Durante l’incontro l’ing. Giulio Maternini, massimo esperto in provincia di Brescia per quanto riguarda la progettazione di infrastrutture stradali e sistemi di trasporti, nonché di misure per la messa in sicurezza di strade esistenti, ci illustrò i risultati emersi dalle indagini condotte nel nostro comune per la stesura del Piano Urbano del Traffico.
Il suo lavoro è poi proseguito con la fase progettuale ed è stato consegnato da mesi all’amministrazione.

Io avevo promesso un incontro pubblico affinché si illustrasse anche la parte progettuale. Mi scuso per non aver potuto mantener fede a quanto detto.

Però vorrei raccontarvi a cosa è servito e a cosa potrà servire in futuro questo importante strumento di cui io ho voluto che il nostro comune si dotasse, pur non avendone l’obbligo.

Innanzi tutto il piano del traffico di Maternini ha individuato la soluzione per via Cavour, nel centro storico di San Felice, dopo mesi di caos e malcontento da parte della popolazione.
Il piano prevedeva la sistemazione dell’incrocio tra via Zublino-via Vallette e Via Cavour e il ripristino del doppio senso di circolazione in via Cavour, con limitazione all’accesso in discesa ai soli residenti, opere che sono state fatte nella primavera 2006. Inoltre prevedeva che venisse messo un semaforo a chiamata per regolare il traffico nel tratto più stretto della via Cavour in modo alternato. Questa parte dell’intervento non venne realizzata immediatamente per motivi di costi, e la giunta decise di rimandare non appena vi fossero state le condizioni finanziarie per sistemare anche la pavimentazione della via.

Ma il piano è già servito anche per un’altra importante azione: ottenere finanziamenti dalla Regione Lombardia.
Infatti nella primavera 2006 la Regione uscì con un bando per l’accesso a contributi per la sicurezza stradale.

Già l’anno prima avevamo partecipato ad un bando analogo, ma San Felice venne escluso.

Nel 2006 ripresentammo dunque la domanda di finanziamento per la messa in sicurezza del tratto di via Zerneri, mediante la realizzazione di due intersezioni a rotatoria.
Questa volta la domanda di San Felice del Benaco è stata accolta!
In provincia di Brescia sono stati ammessi a finanziamento solo 10 comuni (noi siamo il 9°).

Corredammo la domanda con le indagini sul traffico e sull’incidentalità stradale contenute nel Piano Urbano del Traffico, e i punti ottenuti grazie a ciò sono stati determinanti per entrare in graduatoria.

A me non può che fare piacere questo risultato, che consisterà in un contributo di 137.000 €, da restituire alla Regione in venti quote annue a tasso nullo. Il mio lavoro è stato sicuramente determinante al riguardo: spero che non per questo il Sindaco decida di rinunciare al finanziamento…

Chi ha dimestichezza con i mutui e i tassi, può farsi un po’ i conti per stabile quale sarà il risparmio che potremo trarne come Comune.

Io ci ho provato: ad oggi la Cassa Depositi e prestiti offre mutui a tasso fisso del 4,832%, che vorrebbe dire, per un prestito di 137.000€, 79.700 € di interessi da sborsare in 20 anni!!!

Direi che già con questo contributo il Piano Urbano del Traffico si è ampiamente ripagato e altre possibilità di accesso a fondi potranno arrivare in futuro … sempre che ci si dia da fare per presentare le domande!

Ma ciò che più mi importa è che oggi il Comune è dotato di un strumento che consentirà di pianificare gli interventi per mettere in sicurezza la nostra rete viabilistica, troppo frequentemente interessata da incidenti anche mortali.

Un’ultima riflessione.
La mia speranza è ora che il progetto definitivo venga affidato ad un tecnico adeguato…
Una sentenza del TAR Campania (n.457 del 26/4/2007) in materia di competenze professionali è chiara al riguardo: ha dichiarato illegittimo il progetto esecutivo di un’opera esclusivamente stradale (rotatoria) firmato da un architetto.

Niente di personale nei confronti degli architetti, ma abbiamo già qualche esempio di interventi “fantasiosi” sulle nostre strade, e quando si tratta di sicurezza io credo che noi cittadini abbiamo il diritto di esigere il massimo della qualità.

martedì 7 agosto 2007

Partito democratico: partecipo, decido, cresco

Il 2 giugno 2007 a Roma si è parlato di Partito Democratico utilizzando questo slogan: partecipo, decido, cresco.
Walter Veltroni, nel suo intervento, ha parlato di un Paese, l’Italia, “in una profonda crisi democratica, che riguarda i meccanismi di decisione”.
Veltroni ha detto: “La democrazia non è ci riuniamo e parliamo. La democrazia è decisione. Ci riuniamo, sentiamo le ragioni degli uni e degli altri, e poi decidiamo; e decidendo cambiamo la nostra comunità.”
Come potrei non condividere queste parole?
Non solo le condivido, ma orgogliosamente dico: io a San Felice avevo già tentato di avviare un processo democratico di questo tipo, con gli Incontri di Ascolto nell’ambito della stesura del Piano di Governo del Territorio (PGT).

Crisi d’identità in Consiglio Comunale

Qualche giorno fa si è consumata in Consiglio Comunale a San Felice del Benaco l’ennesima farsa, riguardo alla quale mi piacerebbe spendere qualche parola.
Il Consiglio era convocato per la ratifica di una deliberazione di giunta di approvazione della seconda variazione al bilancio di previsione 2007 ed al piano esecutivo 2007.
Il Sindaco ha incentrato quasi tutto il suo intervento sulla variazione di 5.000 euro relativa al centro estivo, organizzato dal Comune in collaborazione con la Parrocchia, mentre quasi nulla ha detto a proposito di una variazione di bilancio con una cifra in più, 50.000 euro!, relativa a proventi da sponsorizzazioni per manifestazioni turistiche.
A proposito di questi soldi che “transitano” attraverso il nostro bilancio, meglio non spendere troppe parole.
Il Sindaco ha trovato molto più opportuno elogiare lo splendido lavoro della Parrocchia nell’organizzare il centro estivo.
Ottimo lavoro che nessuno mette in discussione, anche perchè senza l'oratorio anche per quest'anno il comune non sarebbe stato in grado di organizzare nulla; ma non era certo quello il nocciolo della discussione.
Si stava discutendo di variazioni di bilancio.
Io ho fatto presente ai colleghi di minoranza che senza di noi non era possibile procedere: infatti la maggioranza non aveva il numero legale per deliberare, essendo assenti Elena Lombardi, vicesindaco e assessore alla Cultura, e Giacomo Bellini, assessore ai Servizi Sociali. Forse non ritenevano così importante prender parte a questo consiglio.
Io ho lasciato la sala del Consiglio.
Il Consiglio è stato sospeso, per lasciare il tempo ai consiglieri di minoranza presenti in aula di decidere sul da farsi.
Alla fine due consigliere di minoranza, Paolo Rosa e Cristina Berlendis, hanno ritenuto opportuno fare da stampella a questa maggioranza traballante e permetterle così di avere il numero legale per procedere con la votazione.
Probabilmente spaventati dalle voci che, nei giorni precedenti, qualcuno aveva iniziato a far circolare; voci circa il fatto che se non si fosse deliberata in Consiglio Comunale la variazione di bilancio, questo avrebbe comportato l’impossibilità di pagare gli animatori del centro estivo.
Un bilancio di cinque milioni e mezzo di euro è così ingessato da non poter far fronte ad una variazione di 5.000 euro per il centro estivo?
O forse quello era solo lo specchietto per le allodole dietro il quale nascondere la variazione relativa alla sponsorizzazione?
Mi dispiace per questa ennesima crisi d’identità da parte di minoranze che non si capisce bene se siano realmente tali o se siano invece semplicemente una maggioranza ombra….

L’INIZIO DI UN NUOVO DIALOGO

Alla fine di gennaio 2007 il Sindaco mi scrisse invitandomi, se lo ritenessi, a scrivere un contributo per il periodico Insieme. Io accolsi con piacere l'invito, scrivendo questa lettera indirizzata ai cittadini di San Felice del Benaco.

Cari concittadini,
quando ho ricevuto l’invito a proporre, come consigliere comunale, un contributo per il notiziario “Insieme”, mi sono tornate in mente le parole pronunciate dal nostro Presidente nel discorso di fine anno, che qui vorrei richiamare alla vostra attenzione.
A chi mi ascolta, e a tutti gli italiani, vorrei dire: non allontanatevi dalla politica. Partecipatevi in tutti i modi possibili, portatevi forze e idee più giovani. Contribuite a rinnovarla, a migliorarla culturalmente e moralmente. Lessi molti anni fa e non ho mai dimenticato le parole della lettera che un condannato a morte della Resistenza, un giovane di 19 anni, scrisse alla madre: ci hanno fatto credere che “la politica è sporcizia” o è “lavoro di specialisti”, e invece “la cosa pubblica siamo noi stessi”. Quelle parole sono ancora attuali: non ci si può rinchiudere nel proprio orizzonte personale e privato, solo dalla politica possono venire le scelte generali di cui ha bisogno la collettività, e la partecipazione dei cittadini è indispensabile affinché quelle scelte corrispondano al bene comune. Ma a questo fine è importante che vi sia più dialogo, più ascolto reciproco, tra gli opposti schieramenti. Non abbracci confusi, ma nemmeno guerre come tra nemici piuttosto che polemiche tra avversari. E' questo l'appello che ho rivolto e che continuo testardamente a rivolgere ai protagonisti della vita politica, interpretando, credo, il comune sentire dei cittadini. "(dal discorso del 31.12.06 di G. Napolitano).
Io ascoltai queste parole con uno stato d’animo particolare.
Da 11 giorni mi ero dimessa da vicesindaco e assessore. Da 11 giorni avevo messo fine alla mia esperienza in amministrazione; esperienza durante la quale, con grande fatica, avevo cercato di fare della partecipazione la nostra parola d’ordine.
Da 11 giorni avevo detto “fine!” sperando di allontanare la sofferenza che stavo provando.
Ma quelle parole mi hanno fatto capire che forse era giusto che i miei concittadini venissero messi al corrente, con calma e serenità, di ciò che era accaduto e del perché ciò era accaduto.
A cosa mi riferisco? Il 30 novembre 2006, durante un Consiglio comunale in cui si stava parlando di altro, alcuni consiglieri di minoranza mi hanno attaccato molto pesantemente, affermando in sostanza che il mio operato fosse finalizzato a portare avanti interessi personali invece dell’interesse della comunità.
Questo attacco è stato tra l’altro accentuato da affermazioni non corrette riportate da un articolo comparso sul Giornale di Brescia nei giorni a seguire.
Di fronte a questo attacco molto grave, il Sindaco mi ha fatto capire che non ero più gradita in giunta, senza porsi il problema se fossero vere oppure no le accuse che la minoranza mi rivolgeva. Tutto ciò perché già da tempo non vi era tra di noi una condivisone nei modi di amministrare il nostro Comune. Forse non c’è mai stata.
E così non ho avuto altra scelta se non dimettermi, rimanendo però in consiglio, fuori dal gruppo di maggioranza, per poter dimostrare che tutto ciò che io ho fatto come amministratore l’ho fatto per passione, perché credevo in ciò che facevo.
Ma forse sapete già tutto. C’è già stato chi si è preso la briga di raccontare come stanno le cose, di convincervi che anche da noi la politica è sempre stata sporcizia.
Allora io vi chiedo di non accontentarvi, ma di iniziare un dialogo. Insieme.

Un cordiale saluto
Michela Tiboni
michela.tiboni@yahoo.it

S.Felice d/B, 5/2/2007

sabato 4 agosto 2007

Cambiamo, insieme!

Perché “Cambiamo, insieme”?
Il titolo che mi è venuto in mente per questo mio blog dedicato in particolare al dialogo con tutta la comunità di San Felice del Benaco vuole essere un invito, rivolto a tutti coloro che hanno realmente a cuore il nostro territorio e la comunità che in esso vive e lavora, a cambiare, insieme!
E di motivi per cambiare ce ne sono sicuramente tanti.
Almeno così io credo. E cercherò di spiegarvi le ragioni per le quali, secondo me, è proprio ora di cambiare.

Il progetto Pedibus a San Felice del Benaco

Il 17 maggio 2006 sul Giornale di Brescia veniva pubblicata questa mia Lettera al Direttore dedicata a chi aveva permesso al Pedibus di muovere i primi passi!

A partire dai primi giorni del mese di maggio è iniziata a San Felice del Benaco l’esperienza dell’andare a scuola a piedi.
Nel mese di Gennaio 2006 l’amministrazione comunale, in collaborazione con tutte le scuole presenti nel comune, aveva avviato un’indagine finalizzata allo studio delle modalità di trasferimento nei percorsi casa – scuola, con l’obiettivo di indagare le modalità di spostamento e quantificare il numero di bambini che raggiungono la scuola a piedi o in bicicletta.
Per quanto riguarda la scuola primaria, dall’indagine era emerso che oltre il 66% dei bambini raggiungeva la scuola in automobile, mentre solo il 17% a piedi, principalmente perché già un genitore si muove con il mezzo di trasporto privato e dunque trova comodo accompagnare i figli a scuola, anche se questo lo costringe ad allungare il proprio tragitto.
Dall’analisi effettuata era però emerso un certo interesse nei confronti di un progetto Pedibus, che stimolasse i bambini a muoversi a piedi e permettesse loro di effettuare in condizioni di sicurezza il tragitto casa – scuola.
E così, dopo la giornata sperimentale del 24 marzo scorso, la scuola primaria B.Rubelli, con l’aiuto dell’amministrazione comunale, ha organizzato il servizio di Pedibus per favorire la mobilità casa - scuola degli alunni frequentanti le classi dalla Ia alla Va e all’inizio di maggio sono partite tre linee: la gialla, la verde e la rossa, che collegano le diverse parti del territorio comunale con la scuola primaria, trasportando settanta bambini (più della metà dei bambini iscritti alla scuola).
Le motivazioni che ci hanno spinto come amministrazione a lavorare perché il Pedibus partisse sono molteplici.
Sicuramente tra queste motivazioni vanno ricordate la volontà di promuovere l'autonomia dei bambini nei loro spostamenti quotidiani e nei processi di socializzazione tra coetanei, ma anche l’idea di coinvolgere attivamente i bambini, educandoli e stimolandoli, in un progetto di mobilità sostenibile. Se realmente vogliamo fare scelte che siano sostenibili, che soddisfino oggi le nostre esigenze senza compromettere alle generazioni future di fare altrettanto, perché non coinvolgere proprio i bambini nei nostri progetti e cercare di educarli il prima possibile a diventare dei cittadini responsabili?
In un comune come San Felice del Benaco, caratterizzato da un territorio di notevole valenza paesistica e ambientale, è fondamentale aiutare i bambini a percepire la bellezza di ciò che li circonda, affinché da qui scaturisca poi il rispetto del territorio in cui vivono.
È mia convinzione che anche attraverso questo tipo di iniziative che si gettano le basi per un governo del territorio che abbia come fine primario migliorare la qualità della vita di chi vive nel nostro paese.
Ma un’altra idea forte sta alla base del progetto Pedibus: quella di favorire la nascita di relazioni sociali che vanno ben oltre l’esperienza stessa. Si è infatti chiesto a gruppi del mondo del volontariato presenti sul territorio di collaborare all’iniziativa e la risposta è stata eccezionale.
E così le linee sono partite e “camminano” soprattutto grazie all’aiuto di un gruppo di vivaci signore di San Felice e al gruppo Alpini di Portese, che assicurano il servizio della linea gialla, la più numerosa, che collega la scuola proprio con la frazione di Portese, lungo un tragitto di circa un chilometro e mezzo.
Fin dai primi viaggi si è creato un rapporto particolare tra gli “autisti” e i piccoli utenti del Pedibus, e la paura e la preoccupazione dei genitori per la sicurezza dei bambini è stata scacciata dall’entusiasmo di tutti.
Sicuramente anche quando la scuola finirà e con essa il Pedibus, i bambini non dimenticheranno i volti delle persone che in questo mese li hanno accompagnati, e forse questo li aiuterà anche a capire che ci sono persone che si mettono a disposizione degli altri semplicemente perché credono in ciò che fanno. E non è poco, in un mondo in cui c’è chi si adopera per convincerci che solo i furbi vanno avanti.

Michela Tiboni
Vicesindaco e assessore all’urbanistica del Comune di San Felice del Benaco

Le aree verdi a San Felice del Benaco


Il 9 novembre 2006 scrissi una lettera alla consigliere di minoranza Simona Robusti in risposta ad una sua sollecitazione alla giunta sul tema delle aree verdi.

Io le risposi esponendole il mio punto di vista al riguardo.



A Simona Robusti
Consigliere di minoranza
del Comune di San Felice dl Benaco

San Felice del Benaco, 9 novembre 2006

Oggetto: in risposta alla lettera prot.6801 del 29.09.2006 indirizzata al Sindaco e alla Giunta

Gent.ma Simona Robusti,
vorrei cogliere l’occasione della Tua lettera, nella quale evidenzi alcune criticità dell’area verde comunale sita in via Vallette a San Felice del Benaco, per alcune riflessioni sul tema.
Io ho sempre manifestato, come Tu giustamente sottolinei, un particolare interesse per le aree verdi attrezzate, esistenti e da realizzare.
Questo perché ritengo che gli spazi pubblici siano una grande ricchezza per tutti noi, che valorizza e completa la qualità degli spazi privati.
La fortuna che noi tutti abbiamo di vivere in un luogo qualitativamente straordinario per il paesaggio e gli spazi ancora inedificati che lo caratterizzano non può sicuramente giustificare un calo di attenzione per quegli spazi deputati ad essere luogo di aggregazione, come lo è il parco di via Vallette. E come sicuramente sarà l’area verde di Portese, situata tra via Benaco e via dei Pescatori, che a breve verrà realizzata, a dieci anni di distanza (!) dall’intervento urbanistico all’interno del quale era prevista. Se in questi dieci anni non si fosse perso del tempo a trovare modi per vendere tale area ai privati, come si è fatto e promesso da parte di taluni, la collettività avrebbe avuto a disposizione un luogo dove fermarsi a chiacchierare o a giocare, alternativo alla strada.
La presenza di numerosi bambini e adulti negli spazi attrezzati del nostro paese dimostra che l’avere un giardino privato, come è nella gran parte delle nostre case, non può essere sostitutivo dell’avere a disposizione spazi nei quali poterci incontrare e relazionare con gli altri.
Concordo con Te sul fatto che però tali spazi devono avere e mantenere un adeguato livello di qualità e di sicurezza.
È per questo che da tempo personalmente pongo particolare attenzione, in sede di pianificazione delle risorse a disposizione della nostra comunità, alle aree verdi esistenti, tra cui il parco di via Vallette, ma non solo.
Attenzione questa condivisa dall’intera giunta, che ha previsto, per il prossimo anno, di destinare risorse alla manutenzione e sistemazione delle aree verdi esistenti.

Un cordiale saluto

Michela Tiboni
Vicesindaco di San Felice del Benaco

Quali compiti per un consiglio comunale?


Il 6 marzo 2007 il giornale Bresciaoggi pubblicava questa mia Lettera al Direttore, sul tema del ruolo che dovrebbe avere un Consiglio Comunale, in particolare quando si tratta di parlare di bilancio.



Caro Direttore,
vorrei sottoporre a Lei e ai suoi lettori una riflessione sul ruolo politico che ha, o che, secondo me, dovrebbe avere, un Consiglio Comunale.
Ieri sera, 22 febbraio 2007, il Consiglio Comunale di San Felice del Benaco, di cui io sono membro come consigliere di minoranza, è stato chiamato ad esprimersi circa l’approvazione del bilancio di previsione per l’anno 2007 e altre disposizioni a ciò strettamente connesse, relative all’addizionale IRPEF e alle aliquote sull’ICI.
La presentazione del bilancio di previsione 2007 era stata fatta in un consiglio comunale precedente, durante il quale non era stato però possibile dibattere in merito. Il consigliere delegato al bilancio si era in quella occasione limitata ad una presentazione tecnica, poco più articolata del dire quali fossero le previsioni di entrata e di uscita.
In sede di dibattito per l’approvazione io mi aspettavo qualche delucidazione in più relativamente alle scelte fatte, invece nulla.
Allora io ho espresso le mie motivazioni per il voto successivo, che sarebbe stato contrario.
Io avrei votato contro un bilancio del quale mi risultava impossibile comprendere la “progettualità” su cui si basa.
Se escludiamo infatti la parte rigida del bilancio, legata alle spese per far funzionare la macchina amministrativa, io ritengo che la parte restante del bilancio debba essere impostata rispondendo alla domanda “Quali sono le esigenze della nostra comunità e in che modo riteniamo opportuno farvi fronte?”.
Facciamo un esempio: San Felice del Benaco si definisce comune turistico. E per questo una parte consistente delle nostre risorse viene dedicata a questo settore, attraverso l’adesione alla Comunità del Garda e alla Riviera dei Castelli, nonché all’organizzazione di manifestazioni e iniziative di tipo turistico. Ma qual è il “disegno” che sta dietro tutto ciò? Quali sono gli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere attraverso tali azioni? Rispondiamo realmente alle esigenze del settore turistico organizzando un calendario fittissimo di manifestazioni concentrate nei tre mesi estivi?
Ma ancora, se ci spostiamo in un altro settore, altrettanto importante, quello dei servizi sociali, quali sono i problemi sociali di un comune come il nostro? E questa amministrazione, ne è veramente consapevole e sta andando nella direzione del fornire una risposta a tali problemi? Io ho qualche perplessità, dal momento che nessuno dice nulla riguardo al disagio giovanile che emerge dai fatti di cronaca riportati anche dal Suo giornale, che ci mettono di fronte al fatto reale che la nostra frazione di Portese fosse centro di spaccio di sostanze stupefacenti, prima dell’intervento dei Carabinieri.
E cosa fa la nostra amministrazione? Organizza manifestazioni, dedica risorse ad un servizio di trasporto dei turisti dai campeggi verso gli altri comuni del Garda, in modo che possano andare alle feste, ai mercatini…
Io invitavo pertanto ad una riflessione su queste ed altre questioni, riconducibili in sintesi ad un discorso di progettualità per il futuro di San Felice del Benaco.
A fronte di queste mie riflessioni NESSUNO della maggioranza ha ritenuto di doversi esprimere, mentre si è dibattuto solo relativamente ad alcuni emendamenti proposti da altri consiglieri di minoranza che chiedevano tra l’altro un paio di servizi igienici in corrispondenza delle spiagge e della pista ciclabile, e di rivedere i costi dell’isola ecologica per lo smaltimento dei rifiuti.
Di fronte al silenzio assoluto sui temi da me sollevati, ho chiesto al Sindaco se io dovessi prendere atto del fatto che la discussione del bilancio si limitava al problema dei bagni e dell’isola ecologica.
E lui cosa mi ha risposto?
Le questioni che io avevo sollevato, come pure le questioni sollevate da un altro consigliere di minoranza, che invitava a riflettere sulle difficoltà economiche con le quali le famiglie si trovano a dover fare i conti anche per effetto delle scelte attuate dall’amministrazione comunale, tutte queste questioni erano, secondo il Sindaco, questioni di carattere POLITICO, alle quali quindi non riteneva di dover dare risposa in quella sede.
Confesso che questa sua posizione mi ha lasciata allibita.
Ma allora, se non dobbiamo parlare di scelte politiche, qual è il ruolo di un Consiglio Comunale? Quello di verificare che l’ufficio ragioneria abbia fatto bene i conti? Questo non è forse compito del revisore?
Io ho un’idea diversa sul ruolo che dovrebbe avere un amministratore e sul ruolo che dovrebbe avere un Consiglio Comunale.
Ma forse sono io che non capisco cosa sia la politica. Sono io che non riesco a cogliere lo spessore politico degli amministratori che abbiamo.


Michela Tiboni
Consigliere comunale DS
San Felice del Benaco

Chi sono













Michela Tiboni
Nata a Salò il 15.09.1970
Sposata dal 1996 con David Vetturi e mamma di Alice, Elena e Silvia

- maturità scientifica nel 1989 nel Liceo scientifico statale “E. Fermi” di Salò (BS)
- laurea in Ingegneria Civile nel 1995 nell’Università degli Studi di Brescia
- Dottorato di Ricerca in Urbanistica Tecnica al Politecnico di Milano nel 2000
- Dal 2000 ricercatore in Tecnica e pianificazione urbanistica, nel Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università degli Studi di Brescia (Facoltà di Ingegneria)
- Dal 2005 professore associato di Tecnica e pianificazione urbanistica, nel Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura, Territorio e Ambiente dell’Università degli Studi di Brescia (Facoltà di Ingegneria)

- Dal 1996 iscritta all’Albo degli Ingegneri della Provincia di Brescia
- Dal 1998 membro della Commissione consuntiva permanente “Urbanistica” dell’Ordine degli ingegneri di Brescia
- Dal 2000 membro del Consiglio Direttivo del Centro Provinciale di Studi Urbanistici (C.P.S.U) di Brescia
- Dal 1997 al 1999 membro della Commissione urbanistica del Comune di Salò (BS)
- Dal 1999 al 2004 membro della Commissione edilizia del Comune di San Felice del Benaco (BS)
- Dal giugno 2004 al dicembre 2006 Vicesindaco e Assessore all’Urbanistica del Comune di San Felice del Benaco (BS)
- Dal giugno 2004 Consigliere comunale a San Felice del Benaco
- Dal 2006 Delegato Italiano nel Management Committee dell’Azione COST C27 dell'Unione Europea “Sustainable Development Policies for Minor Deprived Communities

venerdì 3 agosto 2007

Il mio impegno dal 1999 al 2004

Nella primavera del 2004 ha avuto inizio il mio impegno formale a San Felice, quando sono stata eletta consigliere comunale e nominata dal Sindaco Assessore all’urbanistica e Vicesindaco.
In realtà avevo già avuto occasione in precedenza di avvicinarmi all’attività amministrativa, avendo fatto parte, nei cinque anni precedenti, della commissione edilizia, su proposta del gruppo di maggioranza (quella con sindaco Ambrogio Florioli per intenderci). Confesso che dopo l’entusiasmo iniziale che aveva suscitato in me questo impegno, gli ultimi anni erano stati una sofferenza, in quanto più passava il tempo più mi rendevo conto dell’assoluta inutilità di tale commissione, che aveva come unico compito quello di prendere atto del parere elaborato dal tecnico comunale, circa la conformità agli strumenti urbanistici e alle normative vigenti dei progetti che venivano presentati al comune, come pure prendere atto del parere degli esperti ambientali, i soli aventi titolo ad esprimersi relativamente a questioni soggettive, quali l’inserimento ambientale dell’intervento.
Da tale esperienza ho potuto però rendermi conto che le scelte urbanistiche vengono prese in altra sede.
Ma allora perché impegnarsi in prima persona con la stessa compagine amministrativa?
Forse perché quella amministrazione mi aveva dato una certa dimostrazione di saper ascoltare le esigenze della cittadinanza. Ed ora vi racconto qualcosa in più al riguardo.

L'asilo nido a San Felice del Benaco!!

L’apertura dell’asilo nido a San Felice del Benaco è stata per me motivo di grande soddisfazione, perché personalmente mi sono impegnata molto per convincere l’amministrazione affinché anche nel nostro comune venisse attivato un servizio di questo tipo per le famiglie.
Dopo essermi data da fare nel 2000 per raccogliere le firme di una ventina di genitori di bambini nati nel 1999 per chiedere alla scuola materna la possibilità di istituire la sezione di pre-asilo (per i bambini di due anni, come esisteva in passato), e non avendo avuto dalla scuola alcuna risposta, mi rivolsi al sindaco, affinché si facesse carico di questa esigenza delle famiglie. Al sindaco Florioli iniziò a piacere l’idea di aprire un piccolo asilo nido, e cominciò a prospettare la possibilità di destinare parte della ex scuola elementare di Portese a tale uso, quando lo stabile fosse stato lasciato libero dalla società Garda Uno.
E così, su sua sollecitazione, preparai una bozza di progetto di sistemazione dell’immobile in via Chiusure a Portese, insieme a Chiara, un’amica psicologa, interessata a portare avanti in prima persona la realizzazione e la gestione di un centro educativo per l’infanzia, che fosse al tempo stesso asilo nido e centro di supporto alle famiglie nella fase che precede e segue la nascita.


Preparai una proposta di sistemazione degli spazi che prevedeva lo spostamento dell’ambulatorio in un’altra stanza e l’individuazione di spazi ove potesse trovare collocazione anche la biblioteca. Consegnammo la bozza del progetto al sindaco, insieme ad un bellissimo progetto educativo e formativo che era stato predisposto da Chiara, anche sulla scorta di quanto lei aveva potuto maturare in Emilia Romagna, in una sua esperienza formativa per operatori di scuole per l’infanzia. All’epoca avemmo anche un incontro con la signora Venturelli, consigliere con delega ai servizi sociali, e l’assistente sociale, per illustrare loro la proposta.
Poi non seppi più nulla, se non che, ad un certo punto, era uscito il bando pubblico per l’individuazione di un soggetto privato che si facesse carico di attrezzare l’asilo nido e gestirlo, sulla base di una convenzione con l’amministrazione comunale di San Felice. Chiara prese contatti con una cooperativa molto seria, specializzata nella gestione di scuole dell’infanzia, che partecipò al bando. Si aggiudicarono l’appalto dei privati, che però non furono poi in grado di gestire il progetto e la realizzazione delle opere necessarie per allestire l’asilo nido. Allora subentrò la cooperativa che era stata contattata da Chiara, che ha realizzato il servizio e lo gestisce.
Quando l’asilo nido è stato inaugurato, nell’autunno 2004, ho saputo che, dopo i nostri contatti con la consigliere Venturelli, il tema dell’asilo nido era passato nelle mani di Elena Lombardi, con la quale non ci fu alcun incontro. Forse nessuno le aveva detto che alcuni cittadini si erano dati da fare per sostenere la cosa o forse lei aveva ritenuto non importante far partecipi della cosa i cittadini di San Felice.
Ricordo ancora che all’epoca qualcuno mi disse: “Scordati l’asilo nido. Ne abbiamo fatte noi di battaglie per l’asilo nido negli anni ’70 senza ottenere nulla!”.
Lo ritenni uno strano modo di incoraggiare chi si stava dando da fare perché si facesse qualcosa di utile per la nostra comunità…
Comunque potete immaginare la mia soddisfazione quando l’asilo nido è stato inaugurato, anche se non mi sarebbe dispiaciuto che qualcuno si ricordasse del fatto che non solo era stato fortemente voluto dall’amministrazione, ma era anche una risposta dell’amministrazione alle sollecitazioni che venivano da una parte della cittadinanza. Sollecitazioni che avevano peraltro giocato un ruolo determinante nel far cambiare programmi all’amministrazione, poichè ricordo bene che nel 1999, durante la campagna elettorale per le elezioni amministrative di allora, io andai all’incontro della lista di Ambrogio Florioli in castello a Portese e quando chiesi se ci fosse in programma la realizzazione di un asilo nido la candidata Berlendis mi disse categoricamente di no.

La mia prima lettera aperta ai cittadini di San Felice del Benaco

Alla fine di marzo 2007 ho distribuito ai miei compaesani una lettera aperta, con l'intento di fare un po' di chiarezza circa i fatti legati alle mie dimissioni da vicesindaco e assessore.
Riporto qui i contenuti della lettera, piuttosto lunga, che ho quindi suddiviso in parti.

Perchè una lettera aperta?

In Italia ci siamo forse assuefatti ad una condizione di sudditanza nei confronti di chi (mi riferisco a certi organi di informazione in primis), invece di raccontare le cose come realmente stanno, ci propone la sua visione dei fatti.
Ma non tutti fortunatamente sottostanno a questa condizione.
C’è ancora qualcuno che crede che non sia ammissibile far scomparire i fatti e sostituirli con le opinioni.

Ecco perché ho deciso di chiedervi un po’ del vostro tempo e della vostra attenzione per partire dai fatti.
Per raccontare alcuni fatti, che si sono verificati a San Felice del Benaco negli ultimi mesi (e anche prima), dei quali ritengo sia giusto mettere a conoscenza tutti, perché ciascuno possa poi riflettere e farsi una propria opinione.
Fatti che taluni hanno fatto sparire per non disturbare la gente. Sparire e basta. Meglio non parlarne.
Fatti che altri hanno fatto sparire per sostituirli con le loro opinioni, dicendo che è troppo complicato spiegare come stanno le cose e chiedendo a voi di informarvi, se ne avete voglia.

E allora io vi racconto cosa è successo.

Dal giugno 2004 al dicembre 2006 io sono stata vicesindaco e assessore nell’ambito della materia urbanistica del nostro comune, fino a quando il 20 dicembre 2006 mi sono dimessa dall’incarico, rimanendo però consigliere comunale.
Sono altresì uscita dal gruppo di maggioranza, per cui io oggi sono in consiglio comunale come consigliere di minoranza.
La mia decisione è maturata a seguito di avvenimenti che si sono susseguiti dal giugno 2004 in poi e di cui sicuramente la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il modo in cui il sindaco e il resto della maggioranza hanno affrontato un attacco rivolto nei miei confronti da parte di alcuni consiglieri di minoranza.

Il consiglio comunale del 30 novembre 2006

Il 30 novembre 2006, all’inizio del consiglio comunale, la consigliere Berlendis chiede la parola per mettere al corrente il consiglio “di un fatto molto grave”. Autorizzata dal presidente Florioli, sebbene all’ordine del giorno non fossero previste comunicazioni, la consigliere Berlendis legge un documento, che poi venne anche pubblicato sul sito internet Vivere San Felice Portese Cisano.
In quel documento si parte da un fatto reale, ovvero che il 16 ottobre 2006 l’ing. David Vetturi, mio marito, ha presentato una richiesta di parere preliminare circa l’ampliamento e la riorganizzazione dei volumi, per una casa in San Felice del Benaco. La richiesta venne firmata e timbrata personalmente da David Vetturi, regolarmente iscritto all’albo degli ingegneri, tuttavia presentata su carta intestata della Brescia Progetti società di ingegneria srl, di cui anch’io sono socio.
La signora Berlendis parte dunque da questo fatto, per proseguire poi con un processo alle intenzioni e con accuse diffamatorie nei miei confronti: secondo lei io avrei messo in piedi un’associazione a delinquere di stampo mafioso, finalizzata a trarre profitto dalla mia posizione privilegiata.
Nel documento della minoranza si arriva ad affermare che “qui non si sia capita una cosa fondamentale, e cioè che si amministra la “RES PUBLICA” e non casa propria (che da altre parti è COSA NOSTRA): e non si può fare l’interesse delle proprie società, o dei propri parenti amici o colleghi, coi soldi dei cittadini”. E chiede le mie dimissioni.

È evidente che, sul piano politico, si è trattata di una ingenuità, ma non si configura alcun tipo di reato o di violazione del testo unico degli Enti Locali, come invece sostenuto dalla minoranza.

Infatti l’esposto al Prefetto, inoltrato dalla minoranza, non ha portato a rilevare alcun illecito.

Dopo il consiglio comunale di attacco nei miei confronti

Io mi rivolgo al mio legale, con il quale concordiamo di procedere con un atto di denuncia querela alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brescia, nei confronti della consigliere Berlendis che ha letto il documento, del consigliere Maruelli che lo ha diffuso e nei confronti di una giornalista del Giornale di Brescia, intervenuta successivamente in consiglio, che con l’articolo pubblicato la domenica successiva ha contribuito a gettare discredito nei miei confronti riportando una cronaca non corretta dei fatti accaduti in consiglio.
Con questo atto di denuncia la questione minoranza, per quanto mi riguarda, è chiusa.

Evidentemente non poteva ritenersi altrettanto chiusa la vicenda nei confronti dei colleghi di maggioranza.

Infatti, di fronte alle pesanti accuse rivoltemi dalla minoranza (mi si dà della mafiosa… se le parole hanno ancora un significato) cosa fa la maggioranza nei giorni a seguire?
Per sostenermi, assolutamente niente.

Anzi, il sindaco mi sospende la delega fino alla convocazione del consiglio comunale in cui si devono discutere le mie dimissioni, per “assicurare la massima trasparenza nello svolgimento dell’azione politica e amministrativa nei settori” a me delegati.
Mi comunica poi di persona che in realtà aveva già in testa un rimpasto di giunta di metà mandato: Elena Lombardi sarebbe diventata vicesindaco, Simone Zuin, per premiarlo del suo impegno, assessore, e poi il pezzo forte: Florioli avrebbe fatto un passo indietro dimettendosi da presidente del consiglio, in quanto la “sua testa” non solo l’avevamo chiesta da tempo in modo più o meno velato noi (credo si riferisse a me, Zuin, Cavedaghi e Lombardi), ma la chiedeva anche la minoranza della Berlendis.
Al posto di Florioli il sindaco prospettava Paola Cavedaghi, perché il presidente “deve essere una persona preparata dal punto di vista amministrativo”.
Per quanto mi riguardava, al sindaco avrebbe fatto piacere che io rimanessi nella maggioranza, se io lo avessi voluto, ma come semplice consigliere.

Ho ringraziato. Il 20 dicembre 2006 mi sono dimessa e sono uscita dal gruppo di maggioranza.
I colleghi di maggioranza sono stati messi al corrente della mia decisione il 18 dicembre.
Dopo la comunicazione della mia decisione, il sindaco cominciò ad elogiarmi, dicendo che quello era il modo migliore per potermi difendere con serenità e per dimostrare che non avevo interessi da portare avanti.
Io gli chiesi di risparmiarsi queste belle parole che a me suonavano un po’ troppo piene di ipocrisia: lui sapeva benissimo perché mi dimettevo.
Avrei avuto due modi per dimostrare la falsità delle accuse della minoranza. Una era quella di continuare a lavorare, con il pieno appoggio della maggioranza. L’altra era quella di dimettermi e procedere per vie legali.
La prima strada non era percorribile, dal momento che proprio lui mi aveva illustrato il suo rimpastone generale, argomento di cui fino a quel momento non aveva mai parlato in giunta, e non se ne parlò neppure quella sera.
Paola Cavedaghi mi disse che si sarebbe aspettata un epilogo diverso della vicenda. Si aspettava che io affrontassi la cosa con più grinta, e che non mi facessi subito (!) da parte.
Elena Lombardi disse che la cosa le dispiaceva molto, in quanto io avevo portato in questa amministrazione idee nuove.
Bellini, l’assessore ai servizi sociali, mi rimproverò il fatto che uscendo dalla giunta io avrei fatto emergere pubblicamente la spaccatura già presente fra noi da tempo.
Florioli chiese spiegazioni circa la mia decisione di rimanere comunque in consiglio comunale ma fuori dalla maggioranza: se avessi fatto una querela per diffamazione ci sarebbe voluto del tempo (magari un paio d’anni) perché questa avesse un esito. E, in sostanza, nel frattempo avrei messo in difficoltà la maggioranza rimanendo lì. Poverini, li mettevo in difficoltà con la mia scelta di rimanere consigliere ma non all’interno della loro squadra!
Altri non hanno neppure aperto bocca.

Ma per quale motivo si è giunti a questo epilogo?

Per farsene un’idea forse bisogna tornare indietro nel tempo.