mercoledì 29 agosto 2007

Pensiamo democratico!

Il 4 settembre 2007 a San Felice del Benaco ci sarà un incontro pubblico per la costituzione del Comitato locale per il Partito Democratico. Un appuntamento che spero possa costituire un punto di partenza importante per la nostra comunità, il punto di partenza di un cammino verso l’avventura del Partito Democratico.
Io ripongo molta fiducia nella nascita del PD, e credo veramente possa essere un momento di svolta. Credo però che tutto dipenderà dalle modalità con cui il PD nascerà, sia localmente che a livello nazionale.
Walter Veltroni, nel libro “Partito democratico. Le parole chiave”, ha scritto un contributo interessante proprio in relazione al percorso che anche a San Felice ci accingiamo a intraprendere.

“Se c’è una parola che dovrà dominare il processo che condurrà alla nascita del partito democratico e che poi dovrà anche guidarne il cammino, il modo di funzionare e di compiere le sue scelte politiche fondamentali, questa parola è “sintesi”. Sintesi, innanzitutto, tra le diverse culture e tradizioni, tra le diverse identità del centrosinistra, che dovranno incontrarsi e intrecciarsi tra loro fino a “confondersi”. Queste culture, queste identità, saranno giustamente orgogliose di ciò che hanno rappresentato nella storia del Novecento e del nostro paese, e insieme dovranno avere la saggezza di cercare la loro unità più che in un percorso condiviso del passato, in una visione comune del futuro.”

Una visione comune del futuro: questo è ciò che mi piacerebbe riuscissimo ad imbastire, insieme, anche a San Felice!
Ed io sono certa che ci riusciremo.
Ho tastato con mano la voglia dei miei concittadini di partecipare. È necessario però che qualcuno crei le condizioni affinché si possa davvero diventare partecipi della vita politica, della vita amministrativa, non solo del nostro comune, ma a tutti i livelli. Le condizioni per tutti, per i giovani soprattutto, per chi non è avvezzo alla politica, anche.

Sempre Veltroni scrive:”Il Partito democratico nascerà se avrà, tra le altre, queste caratteristiche, se susciterà interesse e muoverà passioni, se saprà rispondere alle esigenze in questo determinato momento della nostra vicenda nazionale, interpretando le domande, i bisogni e le aspettative degli italiani, assumendo le contraddizioni e le tensioni della società, offrendo loro una sintesi e una prospettiva”.

Nel mio intervento al Congresso provinciale dei DS, il 31 marzo 2007, io dissi, pensando proprio a Veltroni e alle sue passioni d’oltre oceano:” “Non chiediamoci cosa il Partito Democratico potrà fare per noi, ma cosa possiamo fare noi per il Partito Democratico” (qui trovate il mio intervento completo http://laltrasanfelice.blogspot.com/2007/05/verso-il-partito-democratico-seconda.html).


E proprio perchè io auspico che il Partito democratico sia Partito democratico, davvero!
con Walter Veltroni nel cuore,


Io scelgo Rosy!

Il Comitato Bresciano incontra Rosy Bindi a Bergamo

domenica 26 agosto 2007

Come gocce nell’oceano

Il 26 agosto del 1910 nasceva a Skopje Gonxha Agnes Bojaxhiu, a noi più nota come Madre Teresa di Calcutta.
Era solita dire
“Ciò che faccio e’ solo una goccia nell’oceano. Ma mi piace pensare che l’oceano sarebbe più piccolo, senza quella goccia…”

mercoledì 22 agosto 2007

Tutela dell’ambiente e salvaguardia del territorio

Nelle ultime settimane la stampa locale ha dedicato ampio spazio al tema della tutela e della salvaguardia del nostro territorio, quello del Garda, sottoposto da decenni a forti spinte urbanistiche e speculative che sembrano non avere battute d’arresto. Mi riferisco in particolare agli articoli pubblicati su Bresciaoggi “Sos ambiente. Un’associazione scende in campo” (07.08.2007) e “Lungolago devastato da altro cemento” (15.08.2007).

Nel primo articolo si parla della neonata associazione “Tuteliamo l'ambiente ed il territorio di San Felice del Benaco, Portese e Cisano”, i cui intenti sono assolutamente encomiabili e nei prossimi giorni vorrei tornare sull’argomento, per fare qualche riflessione sul tema dello sviluppo del nostro territorio di San Felice.

Il secondo articolo parla di un documento-denuncia, relativo ad un intervento edilizio a Manerba, in località Dusano. Nello scritto si attribuisce la denuncia al “Parco delle Colline Moreniche” e ai suoi "dirigenti".
Io forse mi sono persa qualche puntata, ma non mi risulta ad oggi essere stato istituito alcun Parco delle Colline Moreniche a livello regionale o locale. Credo quindi che anche in questo caso si faccia riferimento forse ad una associazione per l’istituzione del parco.

Personalmente credo che di tutto abbia bisogno il nostro territorio tranne che dell’ennesimo ente, con tanto di sede e dirigenti da pagare con i soldi dei contribuenti, che vada ad aggiungersi a quelli già preposti ad occuparsi di pianificazione territoriale.

La Provincia ha un ruolo importante nella pianificazione del territorio, e lo esercita attraverso il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Nello specifico, per quanto riguarda l’ambito delle Colline Moreniche del Garda, la Provincia ha fatto un interessante Progetto Strategico, che affronta nella sua complessità le tematiche di luoghi di così elevato pregio.

E accanto alla Provincia vi sono i Comuni.
Ai Comuni la legge di Governo del Territorio della Regione Lombardia (L.12/2005) ha attribuito massima competenza e responsabilità.

Sta dunque ai Comuni decidere come gestire una risorsa tanto pregiata quanto “finita” come il suolo. È si, perché ad un certo punto, anche chi ha adottato la strada della urbanizzazione diffusa e selvaggia, dovrà necessariamente fare i conti con il fatto che i terreni su cui costruire non sono infiniti.

Uno dei principi su cui poggia la legge lombarda è quello della differenziazione: se è vero che ai comuni viene data facoltà di decidere cosa fare del proprio territorio, viene anche data loro la possibilità di fare le scelte che ritengono opportune, che necessariamente porteranno ad una differenziazione tra un comune e l’altro, tra comuni virtuosi e comuni che devastano le proprie risorse.

A noi cittadini (ed elettori) il compito poi di giudicare gli amministratori anche per come hanno governato il nostro territorio.

Certo, la politica della salvaguardia del territorio è difficile da perseguire. E lo affermo non per sentito dire…
Gli interessi in gioco, soprattutto in un territorio tanto pregiato come il nostro, sono enormi. Ed è sicuramente più facile costruirsi il consenso concedendo qua e là la possibilità di edificare, a discapito della qualità dell’ambiente in cui viviamo.

Sarebbe più semplice avere un ente superiore al quale attribuire la responsabilità di aver cassato un progetto, di aver saputo dire “No, lì non si costruisce”. Per certi versi questo era il ruolo rivestito in passato dalla Regione.

Ma oggi non è più così.
Sono gli amministratori comunali che devono avere il coraggio delle proprie scelte.

lunedì 13 agosto 2007

Amministrazione pubblica

Mi capita frequentemente di leggere il blog di Beppe Grillo, trovandovi spesso degli spunti di riflessione interessanti e posizioni assolutamente condivisibili.

Nei giorni scorsi, a proposito de “L’oro di Prodi”, Beppe Grillo ad un certo punto scriveva:

"Chi non paga le tasse non fa più peccato, lo dice Famiglia Cristiana. Dipende quanto paga e per fare cosa. Messa così è un’istigazione, peraltro corretta, all’evasione".

La cosa mi ha incuriosito e ho cercato di andare alla fonte per capire cosa realmente padre Muraro avesse scritto.
In un articolo pubblicato su
http://www.corriere.it/ (che commenta quanto riportato su Famiglia Cristiana) si legge:

«Caro Prodi – scrive padre Giorgio Muraro – siamo tenuti a pagare per mantenere in vita tutte queste realtà parassitarie e per favorire il ladrocinio che distoglie i beni che dovrebbero servire il bene pubblico e permettere che si disperda in mille rivoli a beneficio di pochi?» La nota di padre Muraro viene pubblicata a una settimana dall'intervista in cui il presidente del Consiglio lamentava, sempre sul settimanale dei paolini, lo scarso impegno dei preti nel sollecitare nelle omelie i cattolici a fare il loro dovere di contribuenti. «La Chiesa – rimarca padre Muraro – deve ricordare ai cittadini il dovere morale di pagare le tasse. Ma deve ricordare anche agli amministratori il dovere di amministrare il fisco in funzione del bene della gente».
«La Chiesa - commenta Famiglia Cristiana - se da una parte sa che le tasse devono essere pagate, dall'altra ha molte perplessità sul modo in cui sono gestite». «I mass media - osserva il periodico dei paolini diffuso in tutte le parrocchie italiane - ci parlano continuamente e in modo impietoso dei privilegi dei politici, dei costi della politica, molti dei quali non vengono nemmeno resi pubblici. Delle cattedrali nel deserto costate milioni e inutilizzate, di pizzi che si devono pagare ai partiti o al partito del malaffare per le opere pubbliche che fanno lievitare paurosamente i preventivi, gli enti inutili che continuano a vivere, e la creazione di nuovi enti, le assunzioni clientelari, la protezione scandalosa di fannulloni. Le enormi spese militari».

A me francamente non pare assolutamente un invito a noi contribuenti a non pagare le tasse. Tutt’altro.
Mi pare invece un invito esplicito agli amministratori pubblici, a tutti i livelli, ad amministrare il fisco in funzione del bene della gente.

Se avete voglia, leggete qui e fatevi una vostra idea...


http://cambiamoinsieme.blogspot.com/2007/08/quali-compiti-per-un-consiglio-comunale.html

http://laltrasanfelice.blogspot.com/2007/07/chi-cerca-trova.html

venerdì 10 agosto 2007

A cosa serve il Piano Urbano del Traffico?

Il 13 dicembre 2005 organizzai una serata di confronto con la popolazione di San Felice del Benaco sul tema “Il Piano Urbano del Traffico: presentazione dei risultati delle indagini e individuazione delle criticità”.

Durante l’incontro l’ing. Giulio Maternini, massimo esperto in provincia di Brescia per quanto riguarda la progettazione di infrastrutture stradali e sistemi di trasporti, nonché di misure per la messa in sicurezza di strade esistenti, ci illustrò i risultati emersi dalle indagini condotte nel nostro comune per la stesura del Piano Urbano del Traffico.
Il suo lavoro è poi proseguito con la fase progettuale ed è stato consegnato da mesi all’amministrazione.

Io avevo promesso un incontro pubblico affinché si illustrasse anche la parte progettuale. Mi scuso per non aver potuto mantener fede a quanto detto.

Però vorrei raccontarvi a cosa è servito e a cosa potrà servire in futuro questo importante strumento di cui io ho voluto che il nostro comune si dotasse, pur non avendone l’obbligo.

Innanzi tutto il piano del traffico di Maternini ha individuato la soluzione per via Cavour, nel centro storico di San Felice, dopo mesi di caos e malcontento da parte della popolazione.
Il piano prevedeva la sistemazione dell’incrocio tra via Zublino-via Vallette e Via Cavour e il ripristino del doppio senso di circolazione in via Cavour, con limitazione all’accesso in discesa ai soli residenti, opere che sono state fatte nella primavera 2006. Inoltre prevedeva che venisse messo un semaforo a chiamata per regolare il traffico nel tratto più stretto della via Cavour in modo alternato. Questa parte dell’intervento non venne realizzata immediatamente per motivi di costi, e la giunta decise di rimandare non appena vi fossero state le condizioni finanziarie per sistemare anche la pavimentazione della via.

Ma il piano è già servito anche per un’altra importante azione: ottenere finanziamenti dalla Regione Lombardia.
Infatti nella primavera 2006 la Regione uscì con un bando per l’accesso a contributi per la sicurezza stradale.

Già l’anno prima avevamo partecipato ad un bando analogo, ma San Felice venne escluso.

Nel 2006 ripresentammo dunque la domanda di finanziamento per la messa in sicurezza del tratto di via Zerneri, mediante la realizzazione di due intersezioni a rotatoria.
Questa volta la domanda di San Felice del Benaco è stata accolta!
In provincia di Brescia sono stati ammessi a finanziamento solo 10 comuni (noi siamo il 9°).

Corredammo la domanda con le indagini sul traffico e sull’incidentalità stradale contenute nel Piano Urbano del Traffico, e i punti ottenuti grazie a ciò sono stati determinanti per entrare in graduatoria.

A me non può che fare piacere questo risultato, che consisterà in un contributo di 137.000 €, da restituire alla Regione in venti quote annue a tasso nullo. Il mio lavoro è stato sicuramente determinante al riguardo: spero che non per questo il Sindaco decida di rinunciare al finanziamento…

Chi ha dimestichezza con i mutui e i tassi, può farsi un po’ i conti per stabile quale sarà il risparmio che potremo trarne come Comune.

Io ci ho provato: ad oggi la Cassa Depositi e prestiti offre mutui a tasso fisso del 4,832%, che vorrebbe dire, per un prestito di 137.000€, 79.700 € di interessi da sborsare in 20 anni!!!

Direi che già con questo contributo il Piano Urbano del Traffico si è ampiamente ripagato e altre possibilità di accesso a fondi potranno arrivare in futuro … sempre che ci si dia da fare per presentare le domande!

Ma ciò che più mi importa è che oggi il Comune è dotato di un strumento che consentirà di pianificare gli interventi per mettere in sicurezza la nostra rete viabilistica, troppo frequentemente interessata da incidenti anche mortali.

Un’ultima riflessione.
La mia speranza è ora che il progetto definitivo venga affidato ad un tecnico adeguato…
Una sentenza del TAR Campania (n.457 del 26/4/2007) in materia di competenze professionali è chiara al riguardo: ha dichiarato illegittimo il progetto esecutivo di un’opera esclusivamente stradale (rotatoria) firmato da un architetto.

Niente di personale nei confronti degli architetti, ma abbiamo già qualche esempio di interventi “fantasiosi” sulle nostre strade, e quando si tratta di sicurezza io credo che noi cittadini abbiamo il diritto di esigere il massimo della qualità.

martedì 7 agosto 2007

Partito democratico: partecipo, decido, cresco

Il 2 giugno 2007 a Roma si è parlato di Partito Democratico utilizzando questo slogan: partecipo, decido, cresco.
Walter Veltroni, nel suo intervento, ha parlato di un Paese, l’Italia, “in una profonda crisi democratica, che riguarda i meccanismi di decisione”.
Veltroni ha detto: “La democrazia non è ci riuniamo e parliamo. La democrazia è decisione. Ci riuniamo, sentiamo le ragioni degli uni e degli altri, e poi decidiamo; e decidendo cambiamo la nostra comunità.”
Come potrei non condividere queste parole?
Non solo le condivido, ma orgogliosamente dico: io a San Felice avevo già tentato di avviare un processo democratico di questo tipo, con gli Incontri di Ascolto nell’ambito della stesura del Piano di Governo del Territorio (PGT).

Crisi d’identità in Consiglio Comunale

Qualche giorno fa si è consumata in Consiglio Comunale a San Felice del Benaco l’ennesima farsa, riguardo alla quale mi piacerebbe spendere qualche parola.
Il Consiglio era convocato per la ratifica di una deliberazione di giunta di approvazione della seconda variazione al bilancio di previsione 2007 ed al piano esecutivo 2007.
Il Sindaco ha incentrato quasi tutto il suo intervento sulla variazione di 5.000 euro relativa al centro estivo, organizzato dal Comune in collaborazione con la Parrocchia, mentre quasi nulla ha detto a proposito di una variazione di bilancio con una cifra in più, 50.000 euro!, relativa a proventi da sponsorizzazioni per manifestazioni turistiche.
A proposito di questi soldi che “transitano” attraverso il nostro bilancio, meglio non spendere troppe parole.
Il Sindaco ha trovato molto più opportuno elogiare lo splendido lavoro della Parrocchia nell’organizzare il centro estivo.
Ottimo lavoro che nessuno mette in discussione, anche perchè senza l'oratorio anche per quest'anno il comune non sarebbe stato in grado di organizzare nulla; ma non era certo quello il nocciolo della discussione.
Si stava discutendo di variazioni di bilancio.
Io ho fatto presente ai colleghi di minoranza che senza di noi non era possibile procedere: infatti la maggioranza non aveva il numero legale per deliberare, essendo assenti Elena Lombardi, vicesindaco e assessore alla Cultura, e Giacomo Bellini, assessore ai Servizi Sociali. Forse non ritenevano così importante prender parte a questo consiglio.
Io ho lasciato la sala del Consiglio.
Il Consiglio è stato sospeso, per lasciare il tempo ai consiglieri di minoranza presenti in aula di decidere sul da farsi.
Alla fine due consigliere di minoranza, Paolo Rosa e Cristina Berlendis, hanno ritenuto opportuno fare da stampella a questa maggioranza traballante e permetterle così di avere il numero legale per procedere con la votazione.
Probabilmente spaventati dalle voci che, nei giorni precedenti, qualcuno aveva iniziato a far circolare; voci circa il fatto che se non si fosse deliberata in Consiglio Comunale la variazione di bilancio, questo avrebbe comportato l’impossibilità di pagare gli animatori del centro estivo.
Un bilancio di cinque milioni e mezzo di euro è così ingessato da non poter far fronte ad una variazione di 5.000 euro per il centro estivo?
O forse quello era solo lo specchietto per le allodole dietro il quale nascondere la variazione relativa alla sponsorizzazione?
Mi dispiace per questa ennesima crisi d’identità da parte di minoranze che non si capisce bene se siano realmente tali o se siano invece semplicemente una maggioranza ombra….

L’INIZIO DI UN NUOVO DIALOGO

Alla fine di gennaio 2007 il Sindaco mi scrisse invitandomi, se lo ritenessi, a scrivere un contributo per il periodico Insieme. Io accolsi con piacere l'invito, scrivendo questa lettera indirizzata ai cittadini di San Felice del Benaco.

Cari concittadini,
quando ho ricevuto l’invito a proporre, come consigliere comunale, un contributo per il notiziario “Insieme”, mi sono tornate in mente le parole pronunciate dal nostro Presidente nel discorso di fine anno, che qui vorrei richiamare alla vostra attenzione.
A chi mi ascolta, e a tutti gli italiani, vorrei dire: non allontanatevi dalla politica. Partecipatevi in tutti i modi possibili, portatevi forze e idee più giovani. Contribuite a rinnovarla, a migliorarla culturalmente e moralmente. Lessi molti anni fa e non ho mai dimenticato le parole della lettera che un condannato a morte della Resistenza, un giovane di 19 anni, scrisse alla madre: ci hanno fatto credere che “la politica è sporcizia” o è “lavoro di specialisti”, e invece “la cosa pubblica siamo noi stessi”. Quelle parole sono ancora attuali: non ci si può rinchiudere nel proprio orizzonte personale e privato, solo dalla politica possono venire le scelte generali di cui ha bisogno la collettività, e la partecipazione dei cittadini è indispensabile affinché quelle scelte corrispondano al bene comune. Ma a questo fine è importante che vi sia più dialogo, più ascolto reciproco, tra gli opposti schieramenti. Non abbracci confusi, ma nemmeno guerre come tra nemici piuttosto che polemiche tra avversari. E' questo l'appello che ho rivolto e che continuo testardamente a rivolgere ai protagonisti della vita politica, interpretando, credo, il comune sentire dei cittadini. "(dal discorso del 31.12.06 di G. Napolitano).
Io ascoltai queste parole con uno stato d’animo particolare.
Da 11 giorni mi ero dimessa da vicesindaco e assessore. Da 11 giorni avevo messo fine alla mia esperienza in amministrazione; esperienza durante la quale, con grande fatica, avevo cercato di fare della partecipazione la nostra parola d’ordine.
Da 11 giorni avevo detto “fine!” sperando di allontanare la sofferenza che stavo provando.
Ma quelle parole mi hanno fatto capire che forse era giusto che i miei concittadini venissero messi al corrente, con calma e serenità, di ciò che era accaduto e del perché ciò era accaduto.
A cosa mi riferisco? Il 30 novembre 2006, durante un Consiglio comunale in cui si stava parlando di altro, alcuni consiglieri di minoranza mi hanno attaccato molto pesantemente, affermando in sostanza che il mio operato fosse finalizzato a portare avanti interessi personali invece dell’interesse della comunità.
Questo attacco è stato tra l’altro accentuato da affermazioni non corrette riportate da un articolo comparso sul Giornale di Brescia nei giorni a seguire.
Di fronte a questo attacco molto grave, il Sindaco mi ha fatto capire che non ero più gradita in giunta, senza porsi il problema se fossero vere oppure no le accuse che la minoranza mi rivolgeva. Tutto ciò perché già da tempo non vi era tra di noi una condivisone nei modi di amministrare il nostro Comune. Forse non c’è mai stata.
E così non ho avuto altra scelta se non dimettermi, rimanendo però in consiglio, fuori dal gruppo di maggioranza, per poter dimostrare che tutto ciò che io ho fatto come amministratore l’ho fatto per passione, perché credevo in ciò che facevo.
Ma forse sapete già tutto. C’è già stato chi si è preso la briga di raccontare come stanno le cose, di convincervi che anche da noi la politica è sempre stata sporcizia.
Allora io vi chiedo di non accontentarvi, ma di iniziare un dialogo. Insieme.

Un cordiale saluto
Michela Tiboni
michela.tiboni@yahoo.it

S.Felice d/B, 5/2/2007

sabato 4 agosto 2007

Cambiamo, insieme!

Perché “Cambiamo, insieme”?
Il titolo che mi è venuto in mente per questo mio blog dedicato in particolare al dialogo con tutta la comunità di San Felice del Benaco vuole essere un invito, rivolto a tutti coloro che hanno realmente a cuore il nostro territorio e la comunità che in esso vive e lavora, a cambiare, insieme!
E di motivi per cambiare ce ne sono sicuramente tanti.
Almeno così io credo. E cercherò di spiegarvi le ragioni per le quali, secondo me, è proprio ora di cambiare.

Il progetto Pedibus a San Felice del Benaco

Il 17 maggio 2006 sul Giornale di Brescia veniva pubblicata questa mia Lettera al Direttore dedicata a chi aveva permesso al Pedibus di muovere i primi passi!

A partire dai primi giorni del mese di maggio è iniziata a San Felice del Benaco l’esperienza dell’andare a scuola a piedi.
Nel mese di Gennaio 2006 l’amministrazione comunale, in collaborazione con tutte le scuole presenti nel comune, aveva avviato un’indagine finalizzata allo studio delle modalità di trasferimento nei percorsi casa – scuola, con l’obiettivo di indagare le modalità di spostamento e quantificare il numero di bambini che raggiungono la scuola a piedi o in bicicletta.
Per quanto riguarda la scuola primaria, dall’indagine era emerso che oltre il 66% dei bambini raggiungeva la scuola in automobile, mentre solo il 17% a piedi, principalmente perché già un genitore si muove con il mezzo di trasporto privato e dunque trova comodo accompagnare i figli a scuola, anche se questo lo costringe ad allungare il proprio tragitto.
Dall’analisi effettuata era però emerso un certo interesse nei confronti di un progetto Pedibus, che stimolasse i bambini a muoversi a piedi e permettesse loro di effettuare in condizioni di sicurezza il tragitto casa – scuola.
E così, dopo la giornata sperimentale del 24 marzo scorso, la scuola primaria B.Rubelli, con l’aiuto dell’amministrazione comunale, ha organizzato il servizio di Pedibus per favorire la mobilità casa - scuola degli alunni frequentanti le classi dalla Ia alla Va e all’inizio di maggio sono partite tre linee: la gialla, la verde e la rossa, che collegano le diverse parti del territorio comunale con la scuola primaria, trasportando settanta bambini (più della metà dei bambini iscritti alla scuola).
Le motivazioni che ci hanno spinto come amministrazione a lavorare perché il Pedibus partisse sono molteplici.
Sicuramente tra queste motivazioni vanno ricordate la volontà di promuovere l'autonomia dei bambini nei loro spostamenti quotidiani e nei processi di socializzazione tra coetanei, ma anche l’idea di coinvolgere attivamente i bambini, educandoli e stimolandoli, in un progetto di mobilità sostenibile. Se realmente vogliamo fare scelte che siano sostenibili, che soddisfino oggi le nostre esigenze senza compromettere alle generazioni future di fare altrettanto, perché non coinvolgere proprio i bambini nei nostri progetti e cercare di educarli il prima possibile a diventare dei cittadini responsabili?
In un comune come San Felice del Benaco, caratterizzato da un territorio di notevole valenza paesistica e ambientale, è fondamentale aiutare i bambini a percepire la bellezza di ciò che li circonda, affinché da qui scaturisca poi il rispetto del territorio in cui vivono.
È mia convinzione che anche attraverso questo tipo di iniziative che si gettano le basi per un governo del territorio che abbia come fine primario migliorare la qualità della vita di chi vive nel nostro paese.
Ma un’altra idea forte sta alla base del progetto Pedibus: quella di favorire la nascita di relazioni sociali che vanno ben oltre l’esperienza stessa. Si è infatti chiesto a gruppi del mondo del volontariato presenti sul territorio di collaborare all’iniziativa e la risposta è stata eccezionale.
E così le linee sono partite e “camminano” soprattutto grazie all’aiuto di un gruppo di vivaci signore di San Felice e al gruppo Alpini di Portese, che assicurano il servizio della linea gialla, la più numerosa, che collega la scuola proprio con la frazione di Portese, lungo un tragitto di circa un chilometro e mezzo.
Fin dai primi viaggi si è creato un rapporto particolare tra gli “autisti” e i piccoli utenti del Pedibus, e la paura e la preoccupazione dei genitori per la sicurezza dei bambini è stata scacciata dall’entusiasmo di tutti.
Sicuramente anche quando la scuola finirà e con essa il Pedibus, i bambini non dimenticheranno i volti delle persone che in questo mese li hanno accompagnati, e forse questo li aiuterà anche a capire che ci sono persone che si mettono a disposizione degli altri semplicemente perché credono in ciò che fanno. E non è poco, in un mondo in cui c’è chi si adopera per convincerci che solo i furbi vanno avanti.

Michela Tiboni
Vicesindaco e assessore all’urbanistica del Comune di San Felice del Benaco

Le aree verdi a San Felice del Benaco


Il 9 novembre 2006 scrissi una lettera alla consigliere di minoranza Simona Robusti in risposta ad una sua sollecitazione alla giunta sul tema delle aree verdi.

Io le risposi esponendole il mio punto di vista al riguardo.



A Simona Robusti
Consigliere di minoranza
del Comune di San Felice dl Benaco

San Felice del Benaco, 9 novembre 2006

Oggetto: in risposta alla lettera prot.6801 del 29.09.2006 indirizzata al Sindaco e alla Giunta

Gent.ma Simona Robusti,
vorrei cogliere l’occasione della Tua lettera, nella quale evidenzi alcune criticità dell’area verde comunale sita in via Vallette a San Felice del Benaco, per alcune riflessioni sul tema.
Io ho sempre manifestato, come Tu giustamente sottolinei, un particolare interesse per le aree verdi attrezzate, esistenti e da realizzare.
Questo perché ritengo che gli spazi pubblici siano una grande ricchezza per tutti noi, che valorizza e completa la qualità degli spazi privati.
La fortuna che noi tutti abbiamo di vivere in un luogo qualitativamente straordinario per il paesaggio e gli spazi ancora inedificati che lo caratterizzano non può sicuramente giustificare un calo di attenzione per quegli spazi deputati ad essere luogo di aggregazione, come lo è il parco di via Vallette. E come sicuramente sarà l’area verde di Portese, situata tra via Benaco e via dei Pescatori, che a breve verrà realizzata, a dieci anni di distanza (!) dall’intervento urbanistico all’interno del quale era prevista. Se in questi dieci anni non si fosse perso del tempo a trovare modi per vendere tale area ai privati, come si è fatto e promesso da parte di taluni, la collettività avrebbe avuto a disposizione un luogo dove fermarsi a chiacchierare o a giocare, alternativo alla strada.
La presenza di numerosi bambini e adulti negli spazi attrezzati del nostro paese dimostra che l’avere un giardino privato, come è nella gran parte delle nostre case, non può essere sostitutivo dell’avere a disposizione spazi nei quali poterci incontrare e relazionare con gli altri.
Concordo con Te sul fatto che però tali spazi devono avere e mantenere un adeguato livello di qualità e di sicurezza.
È per questo che da tempo personalmente pongo particolare attenzione, in sede di pianificazione delle risorse a disposizione della nostra comunità, alle aree verdi esistenti, tra cui il parco di via Vallette, ma non solo.
Attenzione questa condivisa dall’intera giunta, che ha previsto, per il prossimo anno, di destinare risorse alla manutenzione e sistemazione delle aree verdi esistenti.

Un cordiale saluto

Michela Tiboni
Vicesindaco di San Felice del Benaco

Quali compiti per un consiglio comunale?


Il 6 marzo 2007 il giornale Bresciaoggi pubblicava questa mia Lettera al Direttore, sul tema del ruolo che dovrebbe avere un Consiglio Comunale, in particolare quando si tratta di parlare di bilancio.



Caro Direttore,
vorrei sottoporre a Lei e ai suoi lettori una riflessione sul ruolo politico che ha, o che, secondo me, dovrebbe avere, un Consiglio Comunale.
Ieri sera, 22 febbraio 2007, il Consiglio Comunale di San Felice del Benaco, di cui io sono membro come consigliere di minoranza, è stato chiamato ad esprimersi circa l’approvazione del bilancio di previsione per l’anno 2007 e altre disposizioni a ciò strettamente connesse, relative all’addizionale IRPEF e alle aliquote sull’ICI.
La presentazione del bilancio di previsione 2007 era stata fatta in un consiglio comunale precedente, durante il quale non era stato però possibile dibattere in merito. Il consigliere delegato al bilancio si era in quella occasione limitata ad una presentazione tecnica, poco più articolata del dire quali fossero le previsioni di entrata e di uscita.
In sede di dibattito per l’approvazione io mi aspettavo qualche delucidazione in più relativamente alle scelte fatte, invece nulla.
Allora io ho espresso le mie motivazioni per il voto successivo, che sarebbe stato contrario.
Io avrei votato contro un bilancio del quale mi risultava impossibile comprendere la “progettualità” su cui si basa.
Se escludiamo infatti la parte rigida del bilancio, legata alle spese per far funzionare la macchina amministrativa, io ritengo che la parte restante del bilancio debba essere impostata rispondendo alla domanda “Quali sono le esigenze della nostra comunità e in che modo riteniamo opportuno farvi fronte?”.
Facciamo un esempio: San Felice del Benaco si definisce comune turistico. E per questo una parte consistente delle nostre risorse viene dedicata a questo settore, attraverso l’adesione alla Comunità del Garda e alla Riviera dei Castelli, nonché all’organizzazione di manifestazioni e iniziative di tipo turistico. Ma qual è il “disegno” che sta dietro tutto ciò? Quali sono gli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere attraverso tali azioni? Rispondiamo realmente alle esigenze del settore turistico organizzando un calendario fittissimo di manifestazioni concentrate nei tre mesi estivi?
Ma ancora, se ci spostiamo in un altro settore, altrettanto importante, quello dei servizi sociali, quali sono i problemi sociali di un comune come il nostro? E questa amministrazione, ne è veramente consapevole e sta andando nella direzione del fornire una risposta a tali problemi? Io ho qualche perplessità, dal momento che nessuno dice nulla riguardo al disagio giovanile che emerge dai fatti di cronaca riportati anche dal Suo giornale, che ci mettono di fronte al fatto reale che la nostra frazione di Portese fosse centro di spaccio di sostanze stupefacenti, prima dell’intervento dei Carabinieri.
E cosa fa la nostra amministrazione? Organizza manifestazioni, dedica risorse ad un servizio di trasporto dei turisti dai campeggi verso gli altri comuni del Garda, in modo che possano andare alle feste, ai mercatini…
Io invitavo pertanto ad una riflessione su queste ed altre questioni, riconducibili in sintesi ad un discorso di progettualità per il futuro di San Felice del Benaco.
A fronte di queste mie riflessioni NESSUNO della maggioranza ha ritenuto di doversi esprimere, mentre si è dibattuto solo relativamente ad alcuni emendamenti proposti da altri consiglieri di minoranza che chiedevano tra l’altro un paio di servizi igienici in corrispondenza delle spiagge e della pista ciclabile, e di rivedere i costi dell’isola ecologica per lo smaltimento dei rifiuti.
Di fronte al silenzio assoluto sui temi da me sollevati, ho chiesto al Sindaco se io dovessi prendere atto del fatto che la discussione del bilancio si limitava al problema dei bagni e dell’isola ecologica.
E lui cosa mi ha risposto?
Le questioni che io avevo sollevato, come pure le questioni sollevate da un altro consigliere di minoranza, che invitava a riflettere sulle difficoltà economiche con le quali le famiglie si trovano a dover fare i conti anche per effetto delle scelte attuate dall’amministrazione comunale, tutte queste questioni erano, secondo il Sindaco, questioni di carattere POLITICO, alle quali quindi non riteneva di dover dare risposa in quella sede.
Confesso che questa sua posizione mi ha lasciata allibita.
Ma allora, se non dobbiamo parlare di scelte politiche, qual è il ruolo di un Consiglio Comunale? Quello di verificare che l’ufficio ragioneria abbia fatto bene i conti? Questo non è forse compito del revisore?
Io ho un’idea diversa sul ruolo che dovrebbe avere un amministratore e sul ruolo che dovrebbe avere un Consiglio Comunale.
Ma forse sono io che non capisco cosa sia la politica. Sono io che non riesco a cogliere lo spessore politico degli amministratori che abbiamo.


Michela Tiboni
Consigliere comunale DS
San Felice del Benaco

Chi sono













Michela Tiboni
Nata a Salò il 15.09.1970
Sposata dal 1996 con David Vetturi e mamma di Alice, Elena e Silvia

- maturità scientifica nel 1989 nel Liceo scientifico statale “E. Fermi” di Salò (BS)
- laurea in Ingegneria Civile nel 1995 nell’Università degli Studi di Brescia
- Dottorato di Ricerca in Urbanistica Tecnica al Politecnico di Milano nel 2000
- Dal 2000 ricercatore in Tecnica e pianificazione urbanistica, nel Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università degli Studi di Brescia (Facoltà di Ingegneria)
- Dal 2005 professore associato di Tecnica e pianificazione urbanistica, nel Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura, Territorio e Ambiente dell’Università degli Studi di Brescia (Facoltà di Ingegneria)

- Dal 1996 iscritta all’Albo degli Ingegneri della Provincia di Brescia
- Dal 1998 membro della Commissione consuntiva permanente “Urbanistica” dell’Ordine degli ingegneri di Brescia
- Dal 2000 membro del Consiglio Direttivo del Centro Provinciale di Studi Urbanistici (C.P.S.U) di Brescia
- Dal 1997 al 1999 membro della Commissione urbanistica del Comune di Salò (BS)
- Dal 1999 al 2004 membro della Commissione edilizia del Comune di San Felice del Benaco (BS)
- Dal giugno 2004 al dicembre 2006 Vicesindaco e Assessore all’Urbanistica del Comune di San Felice del Benaco (BS)
- Dal giugno 2004 Consigliere comunale a San Felice del Benaco
- Dal 2006 Delegato Italiano nel Management Committee dell’Azione COST C27 dell'Unione Europea “Sustainable Development Policies for Minor Deprived Communities

venerdì 3 agosto 2007

Il mio impegno dal 1999 al 2004

Nella primavera del 2004 ha avuto inizio il mio impegno formale a San Felice, quando sono stata eletta consigliere comunale e nominata dal Sindaco Assessore all’urbanistica e Vicesindaco.
In realtà avevo già avuto occasione in precedenza di avvicinarmi all’attività amministrativa, avendo fatto parte, nei cinque anni precedenti, della commissione edilizia, su proposta del gruppo di maggioranza (quella con sindaco Ambrogio Florioli per intenderci). Confesso che dopo l’entusiasmo iniziale che aveva suscitato in me questo impegno, gli ultimi anni erano stati una sofferenza, in quanto più passava il tempo più mi rendevo conto dell’assoluta inutilità di tale commissione, che aveva come unico compito quello di prendere atto del parere elaborato dal tecnico comunale, circa la conformità agli strumenti urbanistici e alle normative vigenti dei progetti che venivano presentati al comune, come pure prendere atto del parere degli esperti ambientali, i soli aventi titolo ad esprimersi relativamente a questioni soggettive, quali l’inserimento ambientale dell’intervento.
Da tale esperienza ho potuto però rendermi conto che le scelte urbanistiche vengono prese in altra sede.
Ma allora perché impegnarsi in prima persona con la stessa compagine amministrativa?
Forse perché quella amministrazione mi aveva dato una certa dimostrazione di saper ascoltare le esigenze della cittadinanza. Ed ora vi racconto qualcosa in più al riguardo.

L'asilo nido a San Felice del Benaco!!

L’apertura dell’asilo nido a San Felice del Benaco è stata per me motivo di grande soddisfazione, perché personalmente mi sono impegnata molto per convincere l’amministrazione affinché anche nel nostro comune venisse attivato un servizio di questo tipo per le famiglie.
Dopo essermi data da fare nel 2000 per raccogliere le firme di una ventina di genitori di bambini nati nel 1999 per chiedere alla scuola materna la possibilità di istituire la sezione di pre-asilo (per i bambini di due anni, come esisteva in passato), e non avendo avuto dalla scuola alcuna risposta, mi rivolsi al sindaco, affinché si facesse carico di questa esigenza delle famiglie. Al sindaco Florioli iniziò a piacere l’idea di aprire un piccolo asilo nido, e cominciò a prospettare la possibilità di destinare parte della ex scuola elementare di Portese a tale uso, quando lo stabile fosse stato lasciato libero dalla società Garda Uno.
E così, su sua sollecitazione, preparai una bozza di progetto di sistemazione dell’immobile in via Chiusure a Portese, insieme a Chiara, un’amica psicologa, interessata a portare avanti in prima persona la realizzazione e la gestione di un centro educativo per l’infanzia, che fosse al tempo stesso asilo nido e centro di supporto alle famiglie nella fase che precede e segue la nascita.


Preparai una proposta di sistemazione degli spazi che prevedeva lo spostamento dell’ambulatorio in un’altra stanza e l’individuazione di spazi ove potesse trovare collocazione anche la biblioteca. Consegnammo la bozza del progetto al sindaco, insieme ad un bellissimo progetto educativo e formativo che era stato predisposto da Chiara, anche sulla scorta di quanto lei aveva potuto maturare in Emilia Romagna, in una sua esperienza formativa per operatori di scuole per l’infanzia. All’epoca avemmo anche un incontro con la signora Venturelli, consigliere con delega ai servizi sociali, e l’assistente sociale, per illustrare loro la proposta.
Poi non seppi più nulla, se non che, ad un certo punto, era uscito il bando pubblico per l’individuazione di un soggetto privato che si facesse carico di attrezzare l’asilo nido e gestirlo, sulla base di una convenzione con l’amministrazione comunale di San Felice. Chiara prese contatti con una cooperativa molto seria, specializzata nella gestione di scuole dell’infanzia, che partecipò al bando. Si aggiudicarono l’appalto dei privati, che però non furono poi in grado di gestire il progetto e la realizzazione delle opere necessarie per allestire l’asilo nido. Allora subentrò la cooperativa che era stata contattata da Chiara, che ha realizzato il servizio e lo gestisce.
Quando l’asilo nido è stato inaugurato, nell’autunno 2004, ho saputo che, dopo i nostri contatti con la consigliere Venturelli, il tema dell’asilo nido era passato nelle mani di Elena Lombardi, con la quale non ci fu alcun incontro. Forse nessuno le aveva detto che alcuni cittadini si erano dati da fare per sostenere la cosa o forse lei aveva ritenuto non importante far partecipi della cosa i cittadini di San Felice.
Ricordo ancora che all’epoca qualcuno mi disse: “Scordati l’asilo nido. Ne abbiamo fatte noi di battaglie per l’asilo nido negli anni ’70 senza ottenere nulla!”.
Lo ritenni uno strano modo di incoraggiare chi si stava dando da fare perché si facesse qualcosa di utile per la nostra comunità…
Comunque potete immaginare la mia soddisfazione quando l’asilo nido è stato inaugurato, anche se non mi sarebbe dispiaciuto che qualcuno si ricordasse del fatto che non solo era stato fortemente voluto dall’amministrazione, ma era anche una risposta dell’amministrazione alle sollecitazioni che venivano da una parte della cittadinanza. Sollecitazioni che avevano peraltro giocato un ruolo determinante nel far cambiare programmi all’amministrazione, poichè ricordo bene che nel 1999, durante la campagna elettorale per le elezioni amministrative di allora, io andai all’incontro della lista di Ambrogio Florioli in castello a Portese e quando chiesi se ci fosse in programma la realizzazione di un asilo nido la candidata Berlendis mi disse categoricamente di no.

La mia prima lettera aperta ai cittadini di San Felice del Benaco

Alla fine di marzo 2007 ho distribuito ai miei compaesani una lettera aperta, con l'intento di fare un po' di chiarezza circa i fatti legati alle mie dimissioni da vicesindaco e assessore.
Riporto qui i contenuti della lettera, piuttosto lunga, che ho quindi suddiviso in parti.

Perchè una lettera aperta?

In Italia ci siamo forse assuefatti ad una condizione di sudditanza nei confronti di chi (mi riferisco a certi organi di informazione in primis), invece di raccontare le cose come realmente stanno, ci propone la sua visione dei fatti.
Ma non tutti fortunatamente sottostanno a questa condizione.
C’è ancora qualcuno che crede che non sia ammissibile far scomparire i fatti e sostituirli con le opinioni.

Ecco perché ho deciso di chiedervi un po’ del vostro tempo e della vostra attenzione per partire dai fatti.
Per raccontare alcuni fatti, che si sono verificati a San Felice del Benaco negli ultimi mesi (e anche prima), dei quali ritengo sia giusto mettere a conoscenza tutti, perché ciascuno possa poi riflettere e farsi una propria opinione.
Fatti che taluni hanno fatto sparire per non disturbare la gente. Sparire e basta. Meglio non parlarne.
Fatti che altri hanno fatto sparire per sostituirli con le loro opinioni, dicendo che è troppo complicato spiegare come stanno le cose e chiedendo a voi di informarvi, se ne avete voglia.

E allora io vi racconto cosa è successo.

Dal giugno 2004 al dicembre 2006 io sono stata vicesindaco e assessore nell’ambito della materia urbanistica del nostro comune, fino a quando il 20 dicembre 2006 mi sono dimessa dall’incarico, rimanendo però consigliere comunale.
Sono altresì uscita dal gruppo di maggioranza, per cui io oggi sono in consiglio comunale come consigliere di minoranza.
La mia decisione è maturata a seguito di avvenimenti che si sono susseguiti dal giugno 2004 in poi e di cui sicuramente la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il modo in cui il sindaco e il resto della maggioranza hanno affrontato un attacco rivolto nei miei confronti da parte di alcuni consiglieri di minoranza.

Il consiglio comunale del 30 novembre 2006

Il 30 novembre 2006, all’inizio del consiglio comunale, la consigliere Berlendis chiede la parola per mettere al corrente il consiglio “di un fatto molto grave”. Autorizzata dal presidente Florioli, sebbene all’ordine del giorno non fossero previste comunicazioni, la consigliere Berlendis legge un documento, che poi venne anche pubblicato sul sito internet Vivere San Felice Portese Cisano.
In quel documento si parte da un fatto reale, ovvero che il 16 ottobre 2006 l’ing. David Vetturi, mio marito, ha presentato una richiesta di parere preliminare circa l’ampliamento e la riorganizzazione dei volumi, per una casa in San Felice del Benaco. La richiesta venne firmata e timbrata personalmente da David Vetturi, regolarmente iscritto all’albo degli ingegneri, tuttavia presentata su carta intestata della Brescia Progetti società di ingegneria srl, di cui anch’io sono socio.
La signora Berlendis parte dunque da questo fatto, per proseguire poi con un processo alle intenzioni e con accuse diffamatorie nei miei confronti: secondo lei io avrei messo in piedi un’associazione a delinquere di stampo mafioso, finalizzata a trarre profitto dalla mia posizione privilegiata.
Nel documento della minoranza si arriva ad affermare che “qui non si sia capita una cosa fondamentale, e cioè che si amministra la “RES PUBLICA” e non casa propria (che da altre parti è COSA NOSTRA): e non si può fare l’interesse delle proprie società, o dei propri parenti amici o colleghi, coi soldi dei cittadini”. E chiede le mie dimissioni.

È evidente che, sul piano politico, si è trattata di una ingenuità, ma non si configura alcun tipo di reato o di violazione del testo unico degli Enti Locali, come invece sostenuto dalla minoranza.

Infatti l’esposto al Prefetto, inoltrato dalla minoranza, non ha portato a rilevare alcun illecito.

Dopo il consiglio comunale di attacco nei miei confronti

Io mi rivolgo al mio legale, con il quale concordiamo di procedere con un atto di denuncia querela alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brescia, nei confronti della consigliere Berlendis che ha letto il documento, del consigliere Maruelli che lo ha diffuso e nei confronti di una giornalista del Giornale di Brescia, intervenuta successivamente in consiglio, che con l’articolo pubblicato la domenica successiva ha contribuito a gettare discredito nei miei confronti riportando una cronaca non corretta dei fatti accaduti in consiglio.
Con questo atto di denuncia la questione minoranza, per quanto mi riguarda, è chiusa.

Evidentemente non poteva ritenersi altrettanto chiusa la vicenda nei confronti dei colleghi di maggioranza.

Infatti, di fronte alle pesanti accuse rivoltemi dalla minoranza (mi si dà della mafiosa… se le parole hanno ancora un significato) cosa fa la maggioranza nei giorni a seguire?
Per sostenermi, assolutamente niente.

Anzi, il sindaco mi sospende la delega fino alla convocazione del consiglio comunale in cui si devono discutere le mie dimissioni, per “assicurare la massima trasparenza nello svolgimento dell’azione politica e amministrativa nei settori” a me delegati.
Mi comunica poi di persona che in realtà aveva già in testa un rimpasto di giunta di metà mandato: Elena Lombardi sarebbe diventata vicesindaco, Simone Zuin, per premiarlo del suo impegno, assessore, e poi il pezzo forte: Florioli avrebbe fatto un passo indietro dimettendosi da presidente del consiglio, in quanto la “sua testa” non solo l’avevamo chiesta da tempo in modo più o meno velato noi (credo si riferisse a me, Zuin, Cavedaghi e Lombardi), ma la chiedeva anche la minoranza della Berlendis.
Al posto di Florioli il sindaco prospettava Paola Cavedaghi, perché il presidente “deve essere una persona preparata dal punto di vista amministrativo”.
Per quanto mi riguardava, al sindaco avrebbe fatto piacere che io rimanessi nella maggioranza, se io lo avessi voluto, ma come semplice consigliere.

Ho ringraziato. Il 20 dicembre 2006 mi sono dimessa e sono uscita dal gruppo di maggioranza.
I colleghi di maggioranza sono stati messi al corrente della mia decisione il 18 dicembre.
Dopo la comunicazione della mia decisione, il sindaco cominciò ad elogiarmi, dicendo che quello era il modo migliore per potermi difendere con serenità e per dimostrare che non avevo interessi da portare avanti.
Io gli chiesi di risparmiarsi queste belle parole che a me suonavano un po’ troppo piene di ipocrisia: lui sapeva benissimo perché mi dimettevo.
Avrei avuto due modi per dimostrare la falsità delle accuse della minoranza. Una era quella di continuare a lavorare, con il pieno appoggio della maggioranza. L’altra era quella di dimettermi e procedere per vie legali.
La prima strada non era percorribile, dal momento che proprio lui mi aveva illustrato il suo rimpastone generale, argomento di cui fino a quel momento non aveva mai parlato in giunta, e non se ne parlò neppure quella sera.
Paola Cavedaghi mi disse che si sarebbe aspettata un epilogo diverso della vicenda. Si aspettava che io affrontassi la cosa con più grinta, e che non mi facessi subito (!) da parte.
Elena Lombardi disse che la cosa le dispiaceva molto, in quanto io avevo portato in questa amministrazione idee nuove.
Bellini, l’assessore ai servizi sociali, mi rimproverò il fatto che uscendo dalla giunta io avrei fatto emergere pubblicamente la spaccatura già presente fra noi da tempo.
Florioli chiese spiegazioni circa la mia decisione di rimanere comunque in consiglio comunale ma fuori dalla maggioranza: se avessi fatto una querela per diffamazione ci sarebbe voluto del tempo (magari un paio d’anni) perché questa avesse un esito. E, in sostanza, nel frattempo avrei messo in difficoltà la maggioranza rimanendo lì. Poverini, li mettevo in difficoltà con la mia scelta di rimanere consigliere ma non all’interno della loro squadra!
Altri non hanno neppure aperto bocca.

Ma per quale motivo si è giunti a questo epilogo?

Per farsene un’idea forse bisogna tornare indietro nel tempo.

Giugno 2004: il post elezioni

Alle elezioni amministrative del 13 giugno 2004 io mi presentai con la lista Centro e rinnovamento per San Felice, Portese e Cisano, ed ebbi un numero di preferenze elevato per essere una perfetta sconosciuta a San Felice. Per la nostra lista fui seconda solo a Florioli che aveva amministrato il comune per 24 anni, di cui 15 come sindaco!
A quel punto cominciò con il neo sindaco Marsiletti la discussione per la formazione della giunta. A me venne proposto di essere vicesindaco e assessore all’edilizia privata. Ciò avrebbe significato che io mi sarei occupata dei progetti di interventi previsti dal piano regolatore; non mi sarei certo occupata dell’urbanistica, che è altra cosa rispetto al decidere quante finestre deve avere una casa e che forma deve avere il tetto. Ma come: in campagna elettorale si era fatto leva proprio sulla mia competenza in campo urbanistico e adesso si faceva marcia indietro. Dopotutto non c’era alcun accordo scritto.
La sera prima del consiglio comunale di insediamento il sindaco mi ricevette e mi ribadì la sua proposta per l’assessorato all’edilizia privata. Dopotutto ci sarebbero state anche tante altre poltrone da occupare.
Io ribadii la mia posizione: non avevo altro interesse se non l’assessorato all’urbanistica. Se si voleva portare una ventata di aria nuova nel modo di amministrare, il mio contributo poteva essere utile fondamentalmente in quel settore.
Le poltrone proprio non mi interessavano.
Il giorno dopo andai al consiglio di insediamento senza sapere come me ne sarei tornata a casa.

Dal giugno 2004 al novembre 2006

Non partimmo sicuramente con il piede giusto. E i mesi che seguirono non furono certo migliori.
Ho incontrato enormi difficoltà a portare avanti il mio mandato, sia a livello operativo che a livello politico.
Per darvi un’idea, a livello operativo, nei due anni e mezzo in cui io sono stata assessore all’urbanistica e vicesindaco non ho mai avuto uno spazio in municipio in cui poter tenere le mie carte o ricevere il pubblico (ho sempre fatto ricevimento nella stanza destinata ai consiglieri, compresi quelli di minoranza), non ho mai avuto un referente tra il personale del comune di San Felice del Benaco, un dipendente che si occupasse dell’urbanistica. Non mi sembrava di chiedere molto: solo che ci fosse qualcuno a cui mi potessi rivolgere per avere un supporto operativo.
Del resto nessuno si era mai posto il problema della gestione dell’urbanistica all’interno del comune prima che io arrivassi: c’era un consulente esterno che si occupava di tutto, sicuramente della parte operativa (redigere materialmente il piano regolatore).
Era inoltre divenuta opinione diffusa presso la popolazione di San Felice che i privati si potessero rivolgere al consulente all’urbanistica per trovare il modo di risolvere le loro esigenze, prima ancora di rivolgersi all’amministrazione comunale.
Che ciò fosse vero oppure no, poca importa. Io non potevo accettare che la gente la pensasse così e si comportasse di conseguenza.
E così sul piano politico ho iniziato una battaglia finalizzata a cambiare.
Il percorso è stato sempre più in salita. Non solo dovevo scontrarmi con la maggioranza per portare avanti le mie scelte, ma le accuse che fin dall’inizio mi ha rivolto la minoranza della Berlendis servivano a rendere la mia strada verso il cambiamento sempre più difficile.

A ciò si aggiungono le lotte inutili per ottenere una programmazione e un coordinamento delle attività della nostra amministrazione, per fermarsi a ragionare sugli obiettivi da portare avanti, per ragionare sul bilancio, sia in termini di entrate che di uscite.
Discussioni sull’opportunità di dedicare risorse ingenti, per un piccole comune come il nostro, per le iniziative turistiche e le manifestazioni più disparate, per far parte di associazioni come la Riviera dei Castelli o la Comunità del Garda, associazioni che a mio parere avevano come unico fine quello di dare una poltrona a qualcuno, poltrona di presidente o consigliere a seconda dei casi.
Inutile. Unico esito era quello di essere considerata la rompiscatole del gruppo.

La questione dell’edilizia economico-popolare e convenzionata

Una delle questioni centrali per comprendere il susseguirsi degli avvenimenti riguarda il tema dell’edilizia economico-popolare.
Nel 2005 si era costituito a San Felice un comitato per la casa, che si era fatto promotore di una richiesta di interventi di edilizia economico-popolare, per poter disporre di edilizia abitativa a prezzi calmierati rispetto al libero mercato.
Cosciente del fatto che il tema della casa fosse una delle priorità da affrontare, io fin dall’inizio ho cercato di capire quali fossero le effettive esigenze di queste persone e prospettai una soluzione, che consisteva nel fare un intervento di edilizia convenzionata in un’area tra via Sissiline e via San Fermo. L’ipotesi era quella di realizzare, tramite un Programma Integrato di Intervento, su un’area di circa 12.000 mq, 10.000 mc di volumetria, ripartiti in questo modo: 7.000 mc di edilizia convenzionata da vendere a 1.600 €/mq e 3.000 mq di edilizia privata (la contropartita per il proprietario che cedeva l’area per l’intervento, che doveva anche impegnarsi a realizzare il collegamento fognario a lago).
L’assegnazione degli alloggi avrebbe dovuto avvenire, in modo trasparente, mediante graduatoria, gestita dal comune, sulla base di criteri stabiliti dall’amministrazione comunale.
Era la fine di dicembre 2005 quando io presentai alla cittadinanza, in un incontro pubblico, questa ipotesi. All’inizio la soluzione non piacque, perché la zona, si diceva, non era delle migliori.
Allora ci fu un susseguirsi di incontri con la controparte privata, per migliorare la soluzione.
Il tutto accompagnato da un progressivo aumento delle richieste volumetriche da parte del privato. Io, di contro, rispondevo: va bene, aumentiamo un po’, ma io voglio il piano finanziario dell’intervento; voglio vedere nero su bianco qual è il beneficio della cittadinanza e dell’amministrazione e quale la contropartita per il privato.
Dopo mesi e mesi arriviamo all’ultima proposta da parte dei privati, che consiste in una richiesta di 13.500 mc, di cui 7.200 di edilizia convenzionata e 6.300 di edilizia libera (di cui 1.000 di artigianale), con un rapporto 53% edilizia convenzionata e 47% edilizia libera. Per chi non ha dimestichezza con i volumi, si sarebbe trattato, globalmente, di una cinquantina, tra appartamenti e villette, da circa 80 metri quadrati l’uno.

Questa ipotesi di intervento, partita da un’idea mia e della quale continuo a credere che potesse essere una buona soluzione, in un anno e mezzo si era trasformata in qualcosa di completamente diverso, come dimensioni e come rapporto pubblico-privato.
A ciò si erano inoltre aggiunti problemi procedurali, perché la provincia chiedeva, prima di intervenire con programma integrato di intervento, di trasformare l’area in area a standard. Per fare questo servirebbe una variante al piano regolatore.
Poiché nel frattempo erano finalmente partiti i lavori per il nuovo strumento urbanistico, il Piano di Governo del Territorio (PGT), io comincio ad esprimere in giunta perplessità circa il procedere in questo modo, che presuppone un canale preferenziale per questo intervento e non per altri che nel frattempo ci erano stati prospettati attraverso le istanze presentate per il PGT.
Perché non aspettare dunque direttamente il PGT e prendere in considerazione soluzioni diverse, per scegliere quella più vantaggiosa per la nostra gente? I tempi, necessari per procedere, a mio parere sarebbero stati analoghi.
Ma la mia posizione a qualcuno non piace.
A qualcuno non piace che io faccia storie sul portare avanti questa che è diventata un’operazione da parecchi milioni di euro.
Quando, in giunta, faccio i conti sul valore dell’intervento, che sicuramente supererebbe gli 8 milioni di euro (16 miliardi di vecchie lire), il sindaco mi dice che lui non ci ha mai pensato.

Durante una giunta molto accesa, aperta a tutti i consiglieri di maggioranza, il 10 novembre 2006 io chiedo per l’ennesima volta che si affrontino problemi concreti, legati al fatto che dietro questa operazione, che avrebbe dovuto risolvere il problema della casa per i giovani di San Felice, ci sono i nomi dei soliti noti (con il supporto dei loro referenti politici) che hanno fatto tutti quegli interventi edilizi degli ultimi anni che tanto fanno arrabbiare la minoranza della Berlendis (lottizzazione Pozze, Residence dietro la chiesa di Portese…).
Questioni di cui avevo ripetutamente parlato con il sindaco (vi lascio immaginare con quali esiti) e che era stato concordato venissero sollevate in giunta dalla capogruppo. In giunta nessuno parlò di questi argomenti e come al solito fui io a doverci mettere la faccia per sollevare la discussione.

Il consiglio comunale del 30 novembre 2006 - seconda parte

No, non mi sono sbagliata. È vero che abbiamo già parlato dei fatti del 30 novembre 2006, ma dobbiamo tornarci, per chiudere il cerchio.

Il 30 novembre 2006 la minoranza mi attacca in consiglio comunale dicendo che io lavoro per la mia associazione a delinquere finalizzata a fare arricchire parenti, amici, colleghi….
E guarda caso il presidente del consiglio, che ha dato la parola alla Berlendis perché leggesse il suo documento, era al corrente di dove sarebbe andata a parare. Dopo il consiglio comunale Florioli ammise di essere al corrente da tempo dell’esistenza della pratica presentata da mio marito, della visura camerale sulla società Brescia Progetti e di averne pure messo al corrente la consigliere Paola Cavedaghi, chiedendole di non parlarne con nessuno. Florioli arrivò pure a scrivere ciò in una lettera che mi inviò il giorno successivo.

Chi aveva fatto queste “indiscrezioni” al presidente del consiglio? O ancora, il flusso delle informazioni è avvenuto proprio in questa direzione o al contrario? Fu Berlendis a informare Florioli prima del consiglio comunale o fu il contrario?
Chissà.

Durante un consiglio comunale successivo, il 30 gennaio 2007, ho chiesto ai consiglieri di minoranza che mi avevano attaccato di riflettere su quanto da loro sostenuto, e dissi:
Ma è mai possibile che persone come lei, consigliere Berlendis, o il consigliere Maruelli, che siete stati amministratori di questo comune in passato, o anche la consigliere Robusti, presidente della Polisportiva, abbiate una visione del mondo amministrativo che ruota esclusivamente attorno al denaro?
Non interessano i contenuti di ciò che si fa, si va solo e sempre a parare sulle questioni legate al denaro. Non è ammissibile nel vostro mondo che una persona faccia qualcosa perché crede in ciò che fa.
Scusate, ma come si fa a non credere che questa visione distorta non sia il frutto della vostra personale esperienza?
Credo, al vostro modo di giudicare, si adattino bene le parole di De Andrè, quando cantava: ”Si sa che la gente dà buoni consigli / se non può più dare il cattivo esempio”.
Sia ben chiaro che gli unici soldi del Comune di San Felice che sono entrati in casa mia sono i 147€ al mese che prendevo come indennità di carica come assessore e vicesindaco
”.
E avevo concluso la mia riflessione chiedendo se dietro questo accanimento nei miei confronti non vi fosse un preciso disegno finalizzato a sollevare un polverone per tornare ai vecchi tempi, quando tutto era gestito dai soliti noti.
«Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi», scriveva Tomasi di Lampedusa. Ma lui parlava della Sicilia del 1860, non della San Felice del 2007….

Scusatemi se mi sono lasciata andare e sono passata, in queste ultime righe, dai fatti alle riflessioni personali.
Prendetele come uno sfogo. Niente più.

Vorrei chiudere sottolineando il fatto che, oggi, il mio atteggiamento critico nei confronti della maggioranza, non nasce certo dalla volontà di fare un “dispetto”, come la minoranza della Berlendis vuole fare credere dicendo che non si capisce come mai io voti contro, come è stato per esempio per il bilancio.
Non mi si accusi se oggi mi oppongo, in consiglio comunale, alle scelte, che non condivido, di una maggioranza di cui non faccio più parte, e che per correttezza ho invece sempre sostenuto nei due anni passati, nonostante le forti divergenze che manifestavo internamente durante le riunioni di giunta.
Anche il signor Maruelli è stato per anni sindaco con Florioli in giunta e oggi critica e vota contro (non sempre).
Anche la signora Berlendis è stata per anni vicesindaco di Florioli e oggi critica e vota contro (non sempre).


Scusate per il disturbo e arrivederci.

La comunicazione: un servizio ai cittadini o uno strumento di potere per alcuni?

Il 1° luglio 2007 i quotidiani non erano in edicola, per l’ennesimo sciopero dei giornalisti, per motivi contrattuali e contro le leggi che limitano la libertà di stampa.
Probabilmente io non avrei dato molto peso alla cosa, se non fosse stato per me un giorno di vacanza, quando libera dagli impegni quotidiani riesco a dedicare più tempo alla lettura.
In realtà per me è stata un’interessante occasione di riflessione su un tema, quello della comunicazione, che mi sta particolarmente a cuore.
Lo spunto mi è stato dato, il giorno precedente lo sciopero e in modo del tutto casuale, da una riflessione di Gabriele Polo su “Il manifesto”. Casuale perché non è un quotidiano che leggo abitualmente, ma quel giorno “l’edicola” della struttura ricettiva in cui mi trovavo, alle 9 del mattino aveva già esaurito i “classici” ed erano rimasti, oltre a Tuttosport, Libero e il Manifesto.
Una signora, sorridendo, disse: “Senza scampo: o da una parte o dall’altra!” e mi solleticò l’idea di leggere qualcosa di fuori dall’ordinario per me, ma Libero era troppo anche per lo stato d’animo particolarmente favorevole in cui mi trovavo!
Racconto questo aneddoto per un motivo ben preciso: se avessi semplicemente citato Gabriele Polo, sicuramente ci sarebbe stato chi gridava allo scandalo: dopo aver detto che vi ho ingannati “nascondendo” (!) in campagna elettorale la mia appartenenza ai DS, chissà cosa avrebbero avuto da dire a proposito di mie letture che si spingono ancor più a sinistra!!

Ma torniamo al tema della comunicazione.
Polo scrive: “La comunicazione è sempre stata una cartina di tornasole dei processi più profondi che oggi riducono la libertà di scelta delle persone a conquista di poteri individuali e ne fanno una merce per soli ricchi”.
Di primo acchito sembrerebbero questioni così lontane da noi.
Ma se ci pensiamo bene non è così.
Se riflettiamo bene, quella della comunicazione è una questione centrale nel nostro agire quotidiano. Del mondo che ci circonda noi conosciamo ciò che viviamo direttamente o ciò che gli altri ci comunicano.
E allora, per quanto riguarda il territorio in cui viviamo, San Felice del Benaco, per quanto riguarda ciò che su questo territorio e all’interno della sua comunità accade, cosa sappiamo?

Sappiamo ciò che ci riguarda direttamente o ciò che “…si dice”, “…si mormora”.
Sicuramente poco sappiamo se ci affidiamo agli strumenti di comunicazione che l’amministrazione comunale ha a disposizione per fare comunicazione, o sarebbe meglio dire non fare comunicazione.
Uno di questi è il periodico Insieme, che è arrivato nelle nostre case alla fine di maggio dopo un silenzio durato circa un anno.
Per un anno l’amministrazione ha ritenuto forse che non ci fossero contenuti da comunicare a noi cittadini?


Eppure di cose ne sono accadute dall’estate scorsa ad oggi. Cose ordinarie e cose un po’ più straordinarie.
Ma di tutto ciò non c’è traccia nel periodico di informazione della nostra amministrazione.
Se lo scorriamo, ci rendiamo conto che gli articoli (se escludiamo quelli delle minoranze) riguardano attività svolte da associazioni e gruppi che operano sul territorio.
È di notevole interesse il contenuto di tutti questi contributi, ma la comunicazione dell’amministrazione dov’è?
Paradossalmente, l’unico articolo dell’Insieme fatto dall’amministrazione si occupa proprio del tema della comunicazione: mi riferisco all’articolo che parla del sito internet del comune, a cui viene dunque rimandata completamente la funzione di comunicazione tra comune e cittadini.
Questo sito internet, che dovrebbe dunque essere lo strumento di comunicazione fondamentale, svolge veramente tale funzione di erogatore di informazioni?
La quasi totalità dei contenuti, almeno quelli riportati nella pagina iniziale, riguardano gli eventi culturali o le iniziative turistiche, le uniche cose che sembra accadano e si susseguano ininterrottamente e in maniera quasi ossessiva nel nostro comune.
Se poi cominciate a cercare, tra i meandri del sito, con non poche difficoltà trovate anche qualcosa di maggior interesse.
Per esempio le delibere di giunta e le delibere di consiglio comunale. Documenti fondamentali per comprendere l’attività amministrativa del nostro comune.
Ma la cosa assurda è che sul sito le delibere sono riportate in modo assolutamente incompleto.
Le delibere di consiglio vengono riportate omettendo gli allegati contenenti le trascrizioni del dibattito avvenuto durante il consiglio (poche pagine, che non appesantiscono certo il documento), fondamentali per comprendere le motivazioni che portano i consiglieri a votare in un modo piuttosto che in un altro.
Per quanto riguarda le delibere di giunta, il sito “attua” una selezione, riportandone solo alcune. Ho chiesto spiegazioni al riguardo e mi è stato risposto che vengono riportate sul sito solo quelle delibere che “hanno rilevanza verso l’esterno”.
Io ho cercato ovunque, ma non sono riuscita a trovare una distinzione degli atti della giunta in delibere che hanno o non hanno rilevanza verso l’esterno.
Forse perché tutto ciò che la giunta delibera ha una rilevanza verso l’esterno, nel momento in cui si sta amministrando il nostro comune!
E allora chi e con che criterio stabilisce cosa comunicare e cosa non comunicare ai cittadini di San Felice del Benaco?
Altro strumento che può essere considerato un mezzo di comunicazione dell’amministrazione verso la cittadinanza è l’avviso di convocazione del Consiglio Comunale: manifesto sul quale viene riportato l’ordine del giorno del Consiglio.
Fino a dicembre 2006, era in uso il fatto di riportare esplicitamente le interrogazioni presentate dai consiglieri di minoranza. Nel maggio 2007 le cose cambiano: vengono riportati in maniera del tutto incomprensibile i numeri di protocollo relativi alle interrogazioni presentate.
Il consigliere Paolo Rosa protesta e giustamente ottiene, per il consiglio comunale di giugno, il ripristino delle modalità precedenti.
E questo non è uno sfizio, dal momento che l’interrogazione in consiglio comunale è l’unico strumento che noi consiglieri di minoranza abbiamo a disposizione per esercitare il nostro ruolo e chiedere spiegazioni all’amministrazione circa il suo operato.
O almeno è l’unico modo “corretto”, a differenza del modo estremamente scorretto, utilizzato dalla minoranza avente per capogruppo la consigliere Berlendis, di venire in consiglio comunale e di parlare di ciò che vuole (senza che l’argomento sia all’ordine del giorno e che la maggioranza abbia avuto modo di prenderne atto per tempo).
Ma a loro tutto è concesso e perdonato…

Dunque, riassumendo, il modo di fare comunicazione da parte della attuale amministrazione si caratterizza per:
· utilizzare il periodico Insieme per preannunciare eventi che in realtà si sono già da tempo svolti quando questo arriva nelle nostre case, e tacere invece di tutto ciò che può essere di un qualche interesse dal punto di vista politico-amministrativo;
· avere un sito sul quale vengono riportate delibere di Consiglio Comunale incomplete e delibere di giunta “selezionate” secondo un criterio assolutamente discutibile;
· adottare escamotage ridicoli per cercare di tenere nascosta l’attività, corretta, di consiglieri di minoranza che utilizzano le interrogazioni consiliari per discutere di questioni di interesse per la comunità nel luogo idoneo, ovvero il consiglio.

Di fronte a tutto ciò, come non condividere la riflessione di Gabriele Polo quando dice che dal modo in cui viene fatta, o non fatta, la comunicazione possiamo farci un’idea di quanto siamo liberi, liberi di conoscere, di pensare, di giudicare, per il loro operato, le persone che amministrano il nostro comune?

Quando la non volontà di fare informazione va ben oltre il notiziario comunale…

Io mi sono lamentata del modo in cui l’amministrazione comunale di San Felice non fa comunicazione. Ma tanto ci sarebbe da dire anche per quanto riguarda la stampa locale e il modo in cui i giornali provinciali dimostrano di essere strumento di gestione del potere da parte di pochi.
Vi racconto alcuni aneddoti che ci riguardano da vicino.
Come sapete un ruolo centrale nella vicenda che ha portato alle mie dimissioni lo ha avuto un articolo, a firma di Adonella Palladino, pubblicato dal Giornale di Brescia il 3 dicembre 2006 (non a caso di domenica, quando tanti hanno più tempo per leggere con attenzione il giornale). Articolo nel quale erano riportate le diffamanti dichiarazioni fatte dalla consigliere Berlendis nei miei confronti durante il consiglio comunale del 30 novembre, oltre ad affermazioni scorrette di quanto accaduto in consiglio , a rafforzare ulteriormente le accuse nei miei confronti.
Poi più niente da parte del Giornale di Brescia.
Solo il Besciaoggi pubblicò un articolo, a firma di Elena Cerqui, in cui si parlava delle mie dimissioni, del rimpasto in giunta e del fatto che probabilmente ci sarebbero stati strascichi legali.
Alla fine di febbraio, per l’esattezza sabato 24 febbraio, quando stavano per scadere i tre mesi a mia disposizione per fare un’azione legale nei confronti degli interessati per quanto accaduto alla fine di novembre, squilla il telefono.
È Adonella Palladino, che tutto ad un tratto si era ricordata di me e scoppiava dalla voglia di sapere come fosse andata a finire.
La cosa che più mi fece sorridere (per non dire qualcosa d’altro) fu che lei si disse sorpresa del fatto che io non l’avessi contattata dopo l’uscita dell’articolo. Secondo lei io avrei dovuto chiamarla per dirle che aveva scritto delle baggianate. Nella mia logica lei avrebbe dovuto approfondire un po’ di più la questione prima di prendere per oro colato le baggianate che stava scrivendo.
Alla fine di febbraio però era proprio interessata a capire come stessero realmente le cose, magari per fare un articolo sulla vicenda che riportasse il mio punto di vista, mi disse.
Allora le mandai per e-mail una lettera, in cui spiegai il mio punto di vista sulla vicenda, e le anticipai che il Sindaco mi aveva parlato di imminenti (!) dimissioni del presidente Florioli Avvocato Ambrogio.
Lei rispose alla mia lettera dicendo che i fatti ora le apparivano più chiari.
Io comunque le dissi che avrei fatto una denuncia-querela anche nei suoi confronti per quanto da lei scritto.
E dell’eventuale nuovo articolo nessuna traccia.
Ma la cosa più divertente è che lo stesso giorno mi telefonò Elena Cerqui del Bresciaoggi, per chiedermi notizie circa gli sviluppi della questione che mi riguardava. Mi mandò anche una sorta di intervista a cui dovevo rispondere. Io avevo già pronto quanto scritto per la Palladino e le risposi, parlando anche a lei delle imminenti dimissioni del presidente Florioli Avvocato Ambrogio.
Anche su Bresciaoggi nessuna traccia di articoli che parlassero della questione.
Probabilmente non interessava a nessuno far chiarezza su quanto accaduto, e tanto meno mettere in relazione l’attacco nei miei confronti con le dimissioni di Florioli.
… libera stampa in libero Stato.

Chiediamo che cambino l’Insieme!

Ho criticato tanto il modo in cui questa amministrazione comunica con noi cittadini, ma quali suggerimenti potremmo dare al nostro al nostro Assessore alla comunicazione Simone Zuin per migliorarla?
Io credo che i suggerimenti migliori potrebbero arrivare da voi: se condividete la mia necessità di essere informativi sull’operato dell’amministrazione, perché non scrivete alla redazione dell’Insieme dicendo quali sono gli argomenti relativi all’attività dell’amministrazione di cui vi piacerebbe essere messi al corrente?
Io mi permetto di suggerire alcuni contenuti, prendendo spunto da ciò che sento, da ciò che la gente mi dice essere più interessata a conoscere:
· notizie dagli organi istituzionali: Consiglio, Giunta..
· il bilancio comunale e le spese…
· i lavori in corso e futuri…
Tutto ciò che accade può essere di interesse per noi cittadini, anche l’ordinaria amministrazione.
Non credo serva sempre avere cose eccezionali da raccontare.
Serve solo la volontà di comunicare.

Una riflessione sulle questioni urbanistiche

Nel gennaio 2006 scrissi un documento sul tema della variante al Piano Regolatore Generale, in discussione in consiglio comunale in quei mesi, nel quale cercai di esprimere il mio punto di vista sull'argomento.
Dopo aver chiesto ripetutamente alla giunta di uscire con un'informativa ai cittadini per spiegare loro i contenuti della variant, decisi di fare per conto mio.
La cosa ovviamente disturbò molto chi non voleva fare informazione...
Riporto i contenuti del documento, perchè ritengo importante ci si ricordi anche di questa vicenda.
Cari concittadini,
negli ultimi tempi molto si è scritto sulla stampa provinciale e attraverso i comunicati della minoranza circa il nostro Comune, con riferimento in particolare a ciò che riguarda gli interventi edilizi e le scelte urbanistiche.
E ancora di più se ne parla in paese, con voci al riguardo che dicono tutto e il contrario di tutto.
Ho lasciato che i giorni di festa passassero, per arrivare oggi a fare ciò che da tempo avrei voluto fare: chiedervi un po’ di pazienza per ascoltare anche la mia versione dei fatti e la mia opinione al riguardo.

Sicuramente le lettere al Giornale di Brescia scritte verso la fine dello scorso anno da alcune esponenti di Legambiente e da un consigliere di minoranza, come pure il volantino “Amore per il territorio?”, a firma sempre di alcuni consiglieri di minoranza, in occasione dell’approvazione della variante al PRG, in cui vengono mescolati casualmente e con tanta disinvoltura metri cubi e metri quadri, mi hanno fornito numerosi spunti di riflessione.

Partirei innanzitutto con alcune considerazioni che riguardano il territorio di San Felice così come lo possiamo vedere oggi.
Negli scritti che sopra ho citato si parla di San Felice come di un’isola felice, un paese che, a differenza di altri a noi vicini, in cui dilagano le seconde case, è stato caratterizzato da una gestione oculata del territorio, che ne ha fatto appunto un esempio positivo. Un luogo dove, chi non lo conoscesse, è invitato a venire “a vedere quello che c’è ancora di bello a S.Felice oggi. Domani chissà” (usando le parole della minoranza).

Ma è proprio così vero ciò che affermano questi signori? Si sono guardati attorno per vedere cosa si è costruito negli ultimi decenni?

Il Villaggio Paradiso, per fare un esempio: un’ottantina di ville realizzate nell’ambito di un’operazione a dir poco discutibile, che ha portato alla loro edificazione con rilascio di concessioni singole. Per intenderci, le ville sono state costruite senza che venissero realizzate le opere di urbanizzazione e ad oggi non si è ancora riusciti a far allacciare all’acquedotto e alla fognatura queste abitazioni, peraltro nella quasi totalità utilizzate come seconde case.
Chissà come mai nel volantino “Amore per il territorio?” si sono dimenticati di evidenziare sulla carta di San Felice, tra le aree edificate, proprio il Paradiso!

Secondo i dati ISTAT del Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, nel 1991 le abitazioni totali erano 1640 (di cui solo il 51% occupate); tra il 1991 e il 2001 le abitazioni sono cresciute del 30,3%, per arrivare ad un totale di 2137.
Nello stesso periodo l’incremento di popolazione è stato del 22%: è stato necessario incrementare le abitazioni del 30% per incrementare la popolazione del 20%?

Forse sull’oculatezza nella gestione del territorio nell’ultimo trentennio si potrebbe ragionevolmente esprimere qualche perplessità.

Peraltro sono sotto gli occhi di tutti i risultati delle scelte urbanistiche di quegli anni: il Piano Regolatore attualmente vigente risale alla metà degli anni ’90, approvato poi definitivamente dalla Regione Lombardia nel 1999.
Gli interventi che noi vediamo oggi in fase di realizzazione nel territorio di San Felice risalgono dunque a quel periodo: i nuovi insediamenti a Portese, in località Boschette, o i piani di recupero dietro la chiesa, cui fanno riferimento i consiglieri di minoranza nel già citato documento, per fare qualche esempio, sono previsti dal PRG che ha avuto il suo iter di approvazione tra il 1994 e il 1999.

Forse vale la pena di sottolineare bene il fatto che l’attuazione delle scelte urbanistiche necessita di tempi lunghi: ciò che noi vediamo oggi in costruzione non è frutto dell’operato di questa amministrazione, è necessario andare indietro nel tempo, e chiederne dunque conto a chi ha amministrato San Felice in passato.

Io comincio a rispondere delle scelte urbanistiche fatte dall’attuale amministrazione con la variante approvata alla fine di novembre 2005.
Pertanto ritengo indispensabile illustrarvene i contenuti, soffermandomi in particolare su quelli che hanno scatenato le preoccupazioni di Legambiente e della nostra minoranza in consiglio comunale.

Tale variante al PRG nasce verso la fine del 2003, quando, con la pubblicazione di un avviso in data 16.10.2003 l’amministrazione comunale di allora avvia la procedura per una variante ordinaria, che avrebbe dovuto riguardare in particolare
1. interventi sulle attività produttive presenti sul territorio comunale per adeguamenti ed ampliamenti tali da consentire il recupero, l’incentivazione e lo sviluppo delle stesse;
2. modifica della normativa per consentire incrementi volumetrici sugli edifici esistenti dei comparti C, già attuati e scaduti, e contenuti incrementi una tantum nelle zone a Parco Rurale 5 e 6;
3. reticolo idrico minore.
L’avviso escludeva espressamente le richieste che avessero riguardato nuovi interventi edilizi abitativi.

La variante al PRG viene predisposta, ma non viene adottata dall’allora amministrazione comunale.
Nel giugno del 2004 si va alle elezioni e vince la lista “Centro e Rinnovamento”, in continuità con la precedente amministrazione, ma anche con una marcata volontà di rinnovamento.
Nel programma elettorale è prevista l’approvazione del Piano Paesistico Comunale e delle varianti in itinere al PRG, che avevano dunque suscitato nella popolazione di San Felice forti aspettative.
La situazione urbanistica a livello provinciale non era in quel periodo sicuramente delle più felici: a fronte di un Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale approvato in fretta prima delle elezioni, il nuovo
assessore al territorio per mesi non pubblica la delibera di approvazione, lasciando in una situazione di incertezza i Comuni della Provincia.
All’inizio del 2005 viene pubblicata dalla regione Lombardia la nuova Legge per il Governo del Territorio, che modifica drasticamente le modalità di gestione della materia urbanistica a livello comunale.
Nel marzo del 2005 decidiamo dunque di adottare la variante al PRG, prima che entri in vigore la già citata legge 12.
La variante viene poi pubblicata e nel novembre 2005 definitivamente approvata, accogliendo in parte le osservazioni pervenute.

Nella tabella riportata in questo documento ho cercato di illustrare dettagliatamente ciascun punto della variante e le conseguenze che essa avrà sul territorio.
Qui vorrei fare alcune riflessioni sulle varianti che hanno suscitato maggiore interesse


Chiuso definitivamente il discorso variante, siamo ora al punto in cui porci la domanda “Cosa vogliamo che San Felice diventi?”.
Non voglio certo azzardare qui alcuna risposta!

Come amministrazione abbiamo ritenuto strategico partire con il Piano per il Governo del Territorio, che la Legge 12/2005 della Regione Lombardia impone a tutti i comuni di adottare, entro 4 anni dalla sua entrata in vigore.
Il primo atto è stata la pubblicazione dell’avvio del procedimento, per invitare la popolazione a presentare istanze al riguardo, che non dovrebbero essere solo richieste per ottenere l’edificabilità dei suoli, dovrebbero essere anche riflessioni a proposito di quella domanda che prima vi ponevo: “Cosa vogliamo che San Felice diventi?”.

È stato individuato l’urbanista che si occuperà della redazione del Documento di Piano, lo strumento strategico che fisserà le linee guida entro le quali potremo e dovremo muoverci, e la scelta è stata fatta nella persona dell’ing. Maurizio TIRA, professore ordinario di Tecnica e pianificazione urbanistica dell’Università di Brescia; persona nuova per San Felice, che saprà, mi auguro, portare una ventata di freschezza e di rinnovamento.

Ma io mi aspetto che grandi stimoli vengano soprattutto da chi a San Felice vive e lavora!
Da parte mia la promessa a far si che ci siano momenti di confronto sereni e costruttivi, a cui tutti fin da ora siete invitati a partecipare.

Un cordiale saluto a tutti e un grazie per aver avuto la pazienza di ascoltarmi!

Michela Tiboni
Vicesindaco e Assessore all’Urbanistica

San Felice del Benaco, 15 gennaio 2006


I costi della comunicazione

Relativamente alla comunicazione aggiungo un piccolo inciso: alla stampa provinciale, che un servizio tanto “egregio” ci offre in termini di correttezza nell’informazione quando si tratta di questioni politiche, l’amministrazione comunale paga periodicamente un obolo per “comunicare” a noi cittadini quante belle iniziative ha organizzato.
Nella delibera di giunta n.76 del 13/6/2007 vi è infatti un impegno di spesa per l’acquisto di un servizio speciale dedicato al Comune di San Felice del Benaco sul quotidiano Bresciaoggi. Lo speciale avrebbe pubblicato le iniziative culturali e turistiche in programma fino alla fine del mese di luglio 2007 oltre al programma della manifestazione Olea 2007 (per la quale il comune ha dato un contributo di 10.000,00 €). Lo speciale ci è costato 475,20 € presi dal capitolo “Spese per informazioni ai cittadini”. Spese che vanno ad aggiungersi a quelle sostenute per la stampa di materiale informativo delle manifestazioni turistiche e culturali in programma nell’anno 2007, che hanno richiesto 9.528,00 € (delibera di giunta n.57 del 3/5/2007).
Per completezza d’informazione, l’amministrazione ha deliberato di fare nel corso dell’anno 3 numeri del periodico Insieme, che ci costeranno complessivamente 3.686,40 € (delibera di giunta n.44 del 5/4/2007).
Di soldi per l’informazione ne vengono spesi parecchi. A me farebbe piacere ci comunicassero qualcosa in più rispetto al calendario delle manifestazioni turistiche e culturali…