venerdì 3 agosto 2007

La comunicazione: un servizio ai cittadini o uno strumento di potere per alcuni?

Il 1° luglio 2007 i quotidiani non erano in edicola, per l’ennesimo sciopero dei giornalisti, per motivi contrattuali e contro le leggi che limitano la libertà di stampa.
Probabilmente io non avrei dato molto peso alla cosa, se non fosse stato per me un giorno di vacanza, quando libera dagli impegni quotidiani riesco a dedicare più tempo alla lettura.
In realtà per me è stata un’interessante occasione di riflessione su un tema, quello della comunicazione, che mi sta particolarmente a cuore.
Lo spunto mi è stato dato, il giorno precedente lo sciopero e in modo del tutto casuale, da una riflessione di Gabriele Polo su “Il manifesto”. Casuale perché non è un quotidiano che leggo abitualmente, ma quel giorno “l’edicola” della struttura ricettiva in cui mi trovavo, alle 9 del mattino aveva già esaurito i “classici” ed erano rimasti, oltre a Tuttosport, Libero e il Manifesto.
Una signora, sorridendo, disse: “Senza scampo: o da una parte o dall’altra!” e mi solleticò l’idea di leggere qualcosa di fuori dall’ordinario per me, ma Libero era troppo anche per lo stato d’animo particolarmente favorevole in cui mi trovavo!
Racconto questo aneddoto per un motivo ben preciso: se avessi semplicemente citato Gabriele Polo, sicuramente ci sarebbe stato chi gridava allo scandalo: dopo aver detto che vi ho ingannati “nascondendo” (!) in campagna elettorale la mia appartenenza ai DS, chissà cosa avrebbero avuto da dire a proposito di mie letture che si spingono ancor più a sinistra!!

Ma torniamo al tema della comunicazione.
Polo scrive: “La comunicazione è sempre stata una cartina di tornasole dei processi più profondi che oggi riducono la libertà di scelta delle persone a conquista di poteri individuali e ne fanno una merce per soli ricchi”.
Di primo acchito sembrerebbero questioni così lontane da noi.
Ma se ci pensiamo bene non è così.
Se riflettiamo bene, quella della comunicazione è una questione centrale nel nostro agire quotidiano. Del mondo che ci circonda noi conosciamo ciò che viviamo direttamente o ciò che gli altri ci comunicano.
E allora, per quanto riguarda il territorio in cui viviamo, San Felice del Benaco, per quanto riguarda ciò che su questo territorio e all’interno della sua comunità accade, cosa sappiamo?

Sappiamo ciò che ci riguarda direttamente o ciò che “…si dice”, “…si mormora”.
Sicuramente poco sappiamo se ci affidiamo agli strumenti di comunicazione che l’amministrazione comunale ha a disposizione per fare comunicazione, o sarebbe meglio dire non fare comunicazione.
Uno di questi è il periodico Insieme, che è arrivato nelle nostre case alla fine di maggio dopo un silenzio durato circa un anno.
Per un anno l’amministrazione ha ritenuto forse che non ci fossero contenuti da comunicare a noi cittadini?


Eppure di cose ne sono accadute dall’estate scorsa ad oggi. Cose ordinarie e cose un po’ più straordinarie.
Ma di tutto ciò non c’è traccia nel periodico di informazione della nostra amministrazione.
Se lo scorriamo, ci rendiamo conto che gli articoli (se escludiamo quelli delle minoranze) riguardano attività svolte da associazioni e gruppi che operano sul territorio.
È di notevole interesse il contenuto di tutti questi contributi, ma la comunicazione dell’amministrazione dov’è?
Paradossalmente, l’unico articolo dell’Insieme fatto dall’amministrazione si occupa proprio del tema della comunicazione: mi riferisco all’articolo che parla del sito internet del comune, a cui viene dunque rimandata completamente la funzione di comunicazione tra comune e cittadini.
Questo sito internet, che dovrebbe dunque essere lo strumento di comunicazione fondamentale, svolge veramente tale funzione di erogatore di informazioni?
La quasi totalità dei contenuti, almeno quelli riportati nella pagina iniziale, riguardano gli eventi culturali o le iniziative turistiche, le uniche cose che sembra accadano e si susseguano ininterrottamente e in maniera quasi ossessiva nel nostro comune.
Se poi cominciate a cercare, tra i meandri del sito, con non poche difficoltà trovate anche qualcosa di maggior interesse.
Per esempio le delibere di giunta e le delibere di consiglio comunale. Documenti fondamentali per comprendere l’attività amministrativa del nostro comune.
Ma la cosa assurda è che sul sito le delibere sono riportate in modo assolutamente incompleto.
Le delibere di consiglio vengono riportate omettendo gli allegati contenenti le trascrizioni del dibattito avvenuto durante il consiglio (poche pagine, che non appesantiscono certo il documento), fondamentali per comprendere le motivazioni che portano i consiglieri a votare in un modo piuttosto che in un altro.
Per quanto riguarda le delibere di giunta, il sito “attua” una selezione, riportandone solo alcune. Ho chiesto spiegazioni al riguardo e mi è stato risposto che vengono riportate sul sito solo quelle delibere che “hanno rilevanza verso l’esterno”.
Io ho cercato ovunque, ma non sono riuscita a trovare una distinzione degli atti della giunta in delibere che hanno o non hanno rilevanza verso l’esterno.
Forse perché tutto ciò che la giunta delibera ha una rilevanza verso l’esterno, nel momento in cui si sta amministrando il nostro comune!
E allora chi e con che criterio stabilisce cosa comunicare e cosa non comunicare ai cittadini di San Felice del Benaco?
Altro strumento che può essere considerato un mezzo di comunicazione dell’amministrazione verso la cittadinanza è l’avviso di convocazione del Consiglio Comunale: manifesto sul quale viene riportato l’ordine del giorno del Consiglio.
Fino a dicembre 2006, era in uso il fatto di riportare esplicitamente le interrogazioni presentate dai consiglieri di minoranza. Nel maggio 2007 le cose cambiano: vengono riportati in maniera del tutto incomprensibile i numeri di protocollo relativi alle interrogazioni presentate.
Il consigliere Paolo Rosa protesta e giustamente ottiene, per il consiglio comunale di giugno, il ripristino delle modalità precedenti.
E questo non è uno sfizio, dal momento che l’interrogazione in consiglio comunale è l’unico strumento che noi consiglieri di minoranza abbiamo a disposizione per esercitare il nostro ruolo e chiedere spiegazioni all’amministrazione circa il suo operato.
O almeno è l’unico modo “corretto”, a differenza del modo estremamente scorretto, utilizzato dalla minoranza avente per capogruppo la consigliere Berlendis, di venire in consiglio comunale e di parlare di ciò che vuole (senza che l’argomento sia all’ordine del giorno e che la maggioranza abbia avuto modo di prenderne atto per tempo).
Ma a loro tutto è concesso e perdonato…

Dunque, riassumendo, il modo di fare comunicazione da parte della attuale amministrazione si caratterizza per:
· utilizzare il periodico Insieme per preannunciare eventi che in realtà si sono già da tempo svolti quando questo arriva nelle nostre case, e tacere invece di tutto ciò che può essere di un qualche interesse dal punto di vista politico-amministrativo;
· avere un sito sul quale vengono riportate delibere di Consiglio Comunale incomplete e delibere di giunta “selezionate” secondo un criterio assolutamente discutibile;
· adottare escamotage ridicoli per cercare di tenere nascosta l’attività, corretta, di consiglieri di minoranza che utilizzano le interrogazioni consiliari per discutere di questioni di interesse per la comunità nel luogo idoneo, ovvero il consiglio.

Di fronte a tutto ciò, come non condividere la riflessione di Gabriele Polo quando dice che dal modo in cui viene fatta, o non fatta, la comunicazione possiamo farci un’idea di quanto siamo liberi, liberi di conoscere, di pensare, di giudicare, per il loro operato, le persone che amministrano il nostro comune?

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