venerdì 3 agosto 2007

La questione dell’edilizia economico-popolare

Durante i due anni e mezzo in cui ho ricoperto il ruolo di vicesindaco e assessore alla programmazione urbanistica (che è cosa diversa dall’edilizia privata, tema questo che è sempre stato di competenza del Sindaco), io ho dedicato notevoli energie alla questione dell’edilizia agevolata.
Ho cercato di trovare una soluzione al problema di coloro che chiedevano edilizia abitativa a prezzi calmierati, e quindi più abbordabili anche per i giovani rispetto ai prezzi del libero mercato che a San Felice del Benaco hanno raggiunto valori strabilianti.
Mi sono peraltro trovata ad agire in un periodo particolarmente sfavorevole, per l’entrata in vigore della nuova legge lombarda per il Governo del Territorio, che ha modificato notevolmente i meccanismi procedurali rispetto all’urbanistica tradizionale.
Ero però riuscita ad individuare alcune possibilità per risolvere la questione. Una ipotesi era quella nella zona delle Pozze (che poi si è rivelata avere dietro i nomi e gli interessi dei soliti noti).
Un’altra ipotesi riguardava la zona Paludi (sia da una parte che dall’altra rispetto alla via Zerneri), tra l’altro attuabile in tempi più brevi rispetto alla prima e tuttora praticabile senza dover aspettare il nuovo Piano di Governo del Territorio, se solo vi fosse la volontà politica di portarla avanti. Qui però avevo incontrato notevoli ostilità, probabilmente perché ai soliti noti non poteva far piacere che venissero costruite abitazioni a prezzi “umani” proprio laddove se ne stavano già costruendo a prezzi da Beverly Hills che si stenta a vendere...
Il consigliere di minoranza Robusti sapeva benissimo che io ero la sola che si stesse dando da fare per risolvere la questione, poiché ne parlammo più di una volta durante le “convocazioni” che mi faceva nel suo negozio e che per cortesia non ho mai disdegnato.
O meglio, io ero la sola a voler trovare una soluzione che permettesse di dare una risposta alle persone giovani o meno giovani di San Felice che vorrebbero farsi una casa senza che altri possano lucrare sul loro bisogno.
La consigliere Robusti questo lo sapeva bene. E sapeva bene che il suo gruppo consiliare, attaccando me, avrebbe fatto il gioco di chi, in maggioranza, vedeva me e il mio operato come fumo negli occhi. E così è stato.
Mi rivolgo allora a tutti coloro per i quali io mi sono data da fare per trovare una soluzione, mettendoci la faccia e l’impegno: alla consigliere Robusti non importa niente del fatto che voi possiate o non possiate farvi la casa a San Felice.
A lei importa che questo bisogno continui ad esserci, per poterlo sbandierare in consiglio comunale e non solo.

Non è forse ora di piantarla di farsi strumentalizzare, di lasciare che i nostri bisogni vengano strumentalizzati?

Nessun commento: