Alle elezioni amministrative del 13 giugno 2004 io mi presentai con la lista Centro e rinnovamento per San Felice, Portese e Cisano, ed ebbi un numero di preferenze elevato per essere una perfetta sconosciuta a San Felice. Per la nostra lista fui seconda solo a Florioli che aveva amministrato il comune per 24 anni, di cui 15 come sindaco!
A quel punto cominciò con il neo sindaco Marsiletti la discussione per la formazione della giunta. A me venne proposto di essere vicesindaco e assessore all’edilizia privata. Ciò avrebbe significato che io mi sarei occupata dei progetti di interventi previsti dal piano regolatore; non mi sarei certo occupata dell’urbanistica, che è altra cosa rispetto al decidere quante finestre deve avere una casa e che forma deve avere il tetto. Ma come: in campagna elettorale si era fatto leva proprio sulla mia competenza in campo urbanistico e adesso si faceva marcia indietro. Dopotutto non c’era alcun accordo scritto.
La sera prima del consiglio comunale di insediamento il sindaco mi ricevette e mi ribadì la sua proposta per l’assessorato all’edilizia privata. Dopotutto ci sarebbero state anche tante altre poltrone da occupare.
Io ribadii la mia posizione: non avevo altro interesse se non l’assessorato all’urbanistica. Se si voleva portare una ventata di aria nuova nel modo di amministrare, il mio contributo poteva essere utile fondamentalmente in quel settore.
Le poltrone proprio non mi interessavano.
Il giorno dopo andai al consiglio di insediamento senza sapere come me ne sarei tornata a casa.
A quel punto cominciò con il neo sindaco Marsiletti la discussione per la formazione della giunta. A me venne proposto di essere vicesindaco e assessore all’edilizia privata. Ciò avrebbe significato che io mi sarei occupata dei progetti di interventi previsti dal piano regolatore; non mi sarei certo occupata dell’urbanistica, che è altra cosa rispetto al decidere quante finestre deve avere una casa e che forma deve avere il tetto. Ma come: in campagna elettorale si era fatto leva proprio sulla mia competenza in campo urbanistico e adesso si faceva marcia indietro. Dopotutto non c’era alcun accordo scritto.
La sera prima del consiglio comunale di insediamento il sindaco mi ricevette e mi ribadì la sua proposta per l’assessorato all’edilizia privata. Dopotutto ci sarebbero state anche tante altre poltrone da occupare.
Io ribadii la mia posizione: non avevo altro interesse se non l’assessorato all’urbanistica. Se si voleva portare una ventata di aria nuova nel modo di amministrare, il mio contributo poteva essere utile fondamentalmente in quel settore.
Le poltrone proprio non mi interessavano.
Il giorno dopo andai al consiglio di insediamento senza sapere come me ne sarei tornata a casa.
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